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Morena!

sabato 10 gennaio 2009

- MANIFESTO DEI DIRITTI DELLA TERRA

Gli indiani d’America vivevano riuniti in tribù in ambienti diversi: praterie, montagne, lungo i fiumi e i laghi: erano spesso nomadi e dediti alla caccia e alla pesca. Ebbero i primi contatti con gli Europei dopo che iniziarono le migrazioni di inglesi nel continente americano. A poco a poco il numero dei bianchi aumentò sempre più costringendoli a ritirarsi in zone sempre più ristrette, per i massacri che subivano ad opera degli invasori, fino ad essere confinati nelle riserve. Ma questo non impedì all'uomo bianco di continuare a sterminarli fino alla quasi estinzione. Difatti attualmente i nativi d' America sono circa 500 mila.Questa lettera fu scritta dal capo dei Pellirossa Capriolo Zoppo nel 1854 al Presidente degli Stati Uniti Franklin Pirce. Il documento qui integralmente riprodotto è senz’altro una delle più elevate espressioni di sintonia dell’uomo col creato ed esprime la ricchezza universale dei “popoli nativi”, dei veri “indigeni” di ogni luogo della terra ed è la risposta che il Capo Tribù di Duwamish inviò al Presidente degli Stati Uniti che chiedeva di acquistare la terra dei Pellerossa. "Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Il grande Capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà. Ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli ha bisogno della nostra amicizia in contraccambio. Ma noi consideriamo questa offerta, perché sappiamo che se non venderemo, l’uomo bianco potrebbe venire con i fucili a prendere la nostra terra. Quello che dice il Capo Seattle, il grande Capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni. Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. Ma come potete comprare o vendere il cielo, il colore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell’aria o dello scintillio dell’acqua: come potete comprarli da noi? Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nella esperienza del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell’uomo rosso. I morti dell’uomo bianco dimenticano il paese della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l’aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l’uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. Perciò. Quando il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremo vivere comodamente per conto nostro. Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli. Quindi noi considereremo la Vostra offerta di acquisto. Ma non sarà facile perché questa terra per noi è sacra. L’acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell’acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo. Il mormorio dell’acqua è la voce del padre, di mio padre. I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono i nostri fratelli ed anche i vostri e dovete perciò usare con i fiumi la gentilezza che userete con un fratello. L’uomo rosso si è sempre ritirato davanti all’avanzata dell’uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira davanti al sole del mattino. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono terreno sacro e così queste colline e questi alberi. Questa porzione di terra è consacrata, per noi. Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce i nostri pensieri. Una porzione della terra è la stessa per lui come un’altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualunque cosa gli serve. La terra non è suo fratello, ma suo nemico e quando la ha conquistata, egli si sposta, lascia le tombe dei suoi padri dietro di lui e non se ne cura. Le tombe dei suoi padri e i diritti dei suoi figli vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra e suo fratello, il cielo, come cose che possono essere comprate, sfruttate e vendute, come fossero pecore o perline colorate. IL suo appetito divorerà la terra e lascerà dietro solo un deserto. Non so, i nostri pensieri sono differenti dai vostri pensieri. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell’uomo rosso. Ma forse ciò avviene perché l’uomo rosso è un selvaggio e non capisce. Non c’è alcun posto quieto nelle città dell’uomo bianco. Alcun posto in cui sentire lo stormire di foglie in primavera o il ronzio delle ali degli insetti. Ma forse io sono un selvaggio e non capisco. Il rumore della città ci sembra soltanto che ferisca gli orecchi. E che cosa è mai la vita, se un uomo non può ascoltare il grido solitario del succiacapre o discorsi delle rane attorno ad uno stagno di notte? Ma io sono un uomo rosso e non capisco. L’indiano preferisce il dolce rumore del vento che soffia sulla superficie del lago o l’odore del vento stesso, pulito dalla pioggia o profumato dagli aghi di pino. L’aria è preziosa per l’uomo rosso poiché tutte le cose partecipano dello stesso respiro. L’uomo bianco sembra non accorgersi dell’aria che respira e come un uomo da molti giorni in agonia, egli è insensibile alla puzza. Ma se noi vi vendiamo la nostra terra, voi dovete ricordare che l’aria è preziosa per noi e che l’aria ha lo stesso spirito della vita che essa sostiene. Il vento, che ha dato ai nostri padri il primo respiro, riceve anche il loro ultimo respiro. E il vento deve dare anche ai vostri figli lo spirito della vita. E se vi vendiamo la nostra terra, voi dovete tenerla da parte e come sacra, come un posto dove anche l’uomo bianco possa andare a gustare il vento addolcito dai fiori dei prati. Perciò noi consideriamo l’offerta di comprare la nostra terra, ma se decideremo di accettarla, io porrò una condizione. L’uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco altri pensieri. Ho visto migliaia di bisonti che marcivano sulla prateria, lasciati lì dall’uomo bianco che gli aveva sparato dal treno che passava. Io sono un selvaggio e non posso capire come un cavallo di ferro sbuffante possa essere più importante del bisonte, che noi uccidiamo solo per sopravvivere. Che cosa è l’uomo senza gli animali? Se non ce ne fossero più gli indiani morirebbero di solitudine. Perché qualunque cosa capiti agli animali presto capiterà all’uomo. Tutte le cose sono collegate. Voi dovete insegnare ai vostri figli che il terreno sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del nostro popolo. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra madre. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi. Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra. Questo noi sappiamo. Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce una famiglia. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Non è stato l’uomo a tessere la tela della vita, egli ne è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso. Ma noi consideriamo la vostra offerta di andare nella riserva che avete stabilita per il mio popolo. Noi vivremo per conto nostro e in pace. Importa dove spenderemo il resto dei nostri giorni. I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno provato la vergogna. E dopo la sconfitta, essi passano i giorni nell’ozio e contaminano i loro corpi con cibi dolci e bevande forti. Poco importa dove noi passeremo il resto dei nostri giorni: essi non saranno molti. Ancora poche ore, ancora pochi inverni, e nessuno dei figli delle grandi tribù, che una volta vivevano sulla terra e che percorrevano in piccole bande i boschi, rimarrà per piangere le tombe di un popolo, una volta potente e pieno di speranze come il vostro. Ma perché dovrei piangere la scomparsa del mio popolo? Le tribù sono fatte di uomini, niente di più. Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Anche l’uomo bianco, il cui Dio cammina e parla con lui da amico a amico, non può sfuggire al destino comune. Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo. Noi sappiamo una cosa che l’uomo bianco forse un giorno scoprirà: il nostro Dio è lo stesso Dio. Può darsi che voi ora pensiate di possederlo, come desiderate possedere la nostra terra. Ma voi non potete possederlo. Egli è il Dio dell’uomo e la sua compassione è uguale per l’uomo rosso come per l’uomo bianco. Questa terra è preziosa anche per lui. E far male alla terra è disprezzare il suo creatore. Anche gli uomini bianchi passeranno, forse prima di altre tribù. Continuate a contaminare il vostro letto e una notte soffocherete nei vostri stessi rifiuti. Ma nel vostro sparire brillerete vividamente, bruciati dalla forza del Dio che vi portò su questa terra e per qualche scopo speciale vi diede il dominio su questa terra dell’uomo rosso. Questo destino è un mistero per noi, poiché non capiamo perché i bisonti saranno massacrati, i cavalli selvatici tutti domati, gli angoli segreti della foresta pieni dell’odore di molti uomini, la vista delle colline rovinate dai fili del telegrafo. Dov’è la boscaglia? Sparita. Dov’è l’aquila? Sparita. E che cos’è dire addio al cavallo e alla caccia? La fine della vita e l’inizio della sopravvivenza. Noi potremmo capire se conoscessimo che cos’è che l’uomo bianco sogna, quali speranze egli descriva ai suoi figli nelle lunghe notti invernali, quali visioni egli accenda nelle loro menti, affinché essi desiderino il futuro. Ma noi siamo dei selvaggi. I sogni dell’uomo bianco ci sono nascosti. E poiché ci sono nascosti noi seguiremo i nostri pensieri. Perciò noi considereremo l’offerta di acquistare la nostra terra. Se accetteremo sarà per assicurarci la riserva che avete promesso. Lì forse potremo vivere gli ultimi nostri giorni come desideriamo. Quando l’ultimo uomo rosso sarà scomparso dalla terra ed il suo ricordo sarà l’ombra di una nuvola che si muove sulla prateria, queste spiagge e queste foreste conserveranno ancora gli spiriti del mio popolo. Poiché essi amano questa terra come il neonato ama il battito del cuore di sua madre. Così, se noi vi vendiamo la nostra terra, amatela come l’abbiamo amata noi. Conservate in voi la memoria della terra com’essa era quando l’avete presa e con tutta la vostra forza, con tutta la vostra capacità e con tutto il vostro cuore conservatela per i vostri figli ed amatela come Dio ci ama tutti. Noi sappiamo una cosa, che il nostro Dio è lo stesso Dio. Questa terra è preziosa per Lui. Anche l’uomo bianco non fuggirà al destino comune. Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo!"
Capriolo Zoppo, 1854

- POESIE

IL VECCHIO - Navajo
(da: "Il Grande Spirito parla al nostro cuore" Ed. Red)
Voi mi guardate e voi non vedete in me che un brutto vecchio,
ma interiormente, io sono colmo di una grande bellezza.
Sono seduto in cima a una montagna e guardo al futuro.
Vedo il mio popolo e il vostro popolo che vivono insieme.
In avvenire il mio popolo dimenticherà il modo di vivere dei suoi antenati,
a meno che non l'apprenda dai libri dell'uomo bianco.
Quindi voi dovete scrivere ciò che vi dico e farne un libro
affinché le generazioni a venire possano conoscere questa verità.

ALL'ALBA, SEDUTA NELLA CASA PATERNA
Siedo tranquilla, nell'alba; una piccola casa alle dighe del Missouri.
Un coyote muove furtivo verso il bosco, come me insonne, colpevole e guardingo.
Gli uccelli commentano il suo passaggio.
Giovani cavalieri Indiani sono qui per prendere il ronzino di mio padre,
da usare come cavallo da soma al locale rodeo.
Sto bene. Il sole si leva.

LA VOCE INDIANA
Io sono la Voce Indiana.
Voglio che mi sentano in tutti i nostri territori.
Da duecento anni sono prigioniero di guerra nella mia terra.
Sono prigioniero dell’odio e dell’avidità, della menzogna e del pregiudizio,
dell’indifferenza e dell’ignoranza, dell’ingiustizia degli uomini
che schiacciarono con la forza del loro numero me e il mio Popolo,
da quando scesero sulle mie spiagge e invasero la mia terra nativa.
Imposero a me la loro società, la loro religione, le loro leggi,
ed è per questo che la mia gente ora è ridotta a meno di quanto era,
quando con false promesse vennero per la prima volta sulle nostre spiagge.
Io sono la Voce Indiana collettiva e grido forte dalle milioni di tombe di spiriti senza pace
e milioni sono le grida che si alzano e chiedono:
Dov’è il mio futuro?
A chi appartiene?
Appartiene al mio Popolo?
Ci sarà felicità sulla terra che per diritto è mia?

CANZONE DELLA LUNA NUOVA
(Takelma da: "49 canti degli Indiani d'America" Ed. Mondadori)
Io prospererò, e rimarrò, e anche se i malevoli dicessero:«Vorrei che fosse morto!",
proprio come te risorgerò ogni volta;
come risorgi tu, dopo che i rospi della notte e i ramarri ti hanno divorata.
Tu torni sempre e proprio come te io tornerò al momento giusto,
ritornerò.

LA CREAZIONE DEL CIELO
La Prima Donna dispose le stelle per aiutare la Luna a far luce.
Ad una ad una le ordinò per bene, in forma di animali luccicanti appesi alla notte.
Ma il Vecchio Coyote irruppe festoso, e sparse le stelle come oggi le vedi.
(Algonkin Blackfeet-tratta da: Canti degli Indiani d'America Chochise)

FRATELLI MIEI - Toro Seduto, Sioux
(da: "Il Grande Spirito parla al nostro cuore" Ed. Red Acquista)
Guardate, fratelli miei, la primavera è arrivata;
la terra ha ricevuto l'abbraccio del sole e noi vedremo presto i risultati di questo amore!
Ogni seme si è svegliato. E così anche tutta la vita animale.
E' grazie a questo potere che noi esistiamo.
Noi perciò dobbiamo concedere ai nostri vicini animali,
il nostro stesso diritto di abitare questa terra.

LA PIOGGIA-BAMBINO
(da: "49 canti degli Indiani d'America" Ed. Mondadori)
Nella Donna-Sorgente ancora una volta,
cade una goccia dell'Uomo-Acqua,
dà vita, all'incontro,
alla Pioggia-Bambino.
(Navajo)

SONO ANDATO...
Sono andato alla fine della terra sono andato alla fine delle acque,
sono andato alla fine del cielo sono andato alla fine delle montagne:
Non ho trovato nessuno che non fosse mio amico.
(Navajo)

La mia mano non è del colore della tua,
ma se mi pungo uscirà sangue e sentirò dolore.
Il sangue è dello stesso colore del tuo,
Dio mi ha fatto e sono un uomo.
Orso in Piedi

L'indiano e le altre creature che erano nate qui e che qui vivevano,
avevano una madre comune: la terra.
Egli era imparentato con tutto ciò che vive
e riconosceva a tutte le creature gli stessi diritti come a se stesso.
Quanto era legato alla terra, egli l'amava e l'ammirava.
Orso in Piedi

- LEGGENDE PELLEROSSA

LA REGINA DELLE API
C'era una volta una coppia che desiderava ardentemente un figlio ma non riusciva ad averne. Un giorno il marito andò in un campo a tagliare del bambù. All'improvviso udì una vocina che lo implorava di non fargli del male. Dove sei?, chiese l'uomo. In questa canna!, rispose la vocina. L'uomo aprì la canna di bambù e trovò un bambino piccolissimo, con il volto da ranocchio. Lo portò a casa e con la moglie si affezionarono subito al bambino, anche se non era molto bello. Lo chiamarono Bambù. Passarono gli anni e Bambù crebbe. Diventò un bravissimo ragazzo che aiutava il padre nel lavoro. Un giorno, il giorno del suo diciottesimo compleanno, i genitori gli diedero un abito e una spada e lo mandarono al mercato a vendere il riso e a comprare delle stoffe. Bambù attraversò la foresta ed ad un tratto si accorse di essere seguito. Gli si parò di fronte un leone affamato. Bambù gli disse: Non ho niente da darti, oggi. Ripassa domani. Ma il leone gli rispose: Ma io so già cosa mangiare: tu! Allora Bambù gli disse: Vattene via, altrimenti ti infilzerò con la mia spada! Il leone, intimorito, scappò via. Bambù era quasi uscito dalla foresta, quando incontrò un'ape che gli chiese di salvare la sua regina. La regina era una bellissima ragazza, piccolissima, con due ali argentate, che era rimasta impigliata in una ragnatela. Bambù la salvò, ed allora la regina gli regalò tre semi di melone. Questi semi ti aiuteranno a realizzare quello che vuoi. Basterà che tu lo desideri! Bambù andò al mercato e concluse i suoi affari. Poi tornò verso casa ed attraversando la foresta rincontrò il leone, ancora più feroce ed affamato. Bambù desiderò di ucciderlo con la spada di suo padre, ed ecco che di colpo riuscì a farlo. Un seme di melone era svanito nel frattempo dalla sua tasca. Bambù scoprì che i semi erano prodigiosi. Ascoltò il suo cuore e desiderò di essere un bel giovane e di rivedere la regina delle api. I due semi sparirono e Bambù diventò un bellissimo ragazzo: di fronte a lui giunse la regina delle api, che ingrandì fino a diventare una vera ragazza. I due tornarono a casa, si sposarono e vissero felici e contenti.

Copyright © by Il Crepuscolo degli Dèi

LA LEGGENDA DELLA LUNA PIENA
In una calda notte di luglio di tanto tempo fa un lupo, seduto sulla cima di un monte, ululava a più non posso.
In cielo splendeva una sottile falce di luna che ogni tanto giocava a nascondersi dietro soffici trine di nuvole, o danzava tra esse, armoniosa e lieve.
Gli ululati del lupo erano lunghi, ripetuti, disperati. In breve arrivarono fino all’argentea regina della notte che, alquanto infastidita da tutto quel baccano, gli chiese:
- Cos’hai da urlare tanto? Perché non la smetti almeno per un po’?-
- Ho perso uno dei miei figli, il lupacchiotto più piccolo della mia cucciolata. Sono disperato… aiutami! - rispose il lupo.
La luna, allora, cominciò lentamente a gonfiarsi. E si gonfio, si gonfiò, si gonfiò, fino a diventare una grossa, luminosissima palla.
- Guarda se riesci ora a ritrovare il tuo lupacchiotto - disse, dolcemente partecipe, al lupo in pena.
Il piccolo fu trovato, tremante di freddo e di paura, sull’orlo di un precipizio. Con un gran balzo il padre afferrò il figlio, lo strinse forte forte a sé e, felice ed emozionato, ma non senza aver mille e mille volte ringraziato la luna. Poi sparì tra il folto della vegetazione.
Per premiare la bontà della luna, le fate dei boschi le fecero un bellissimo regalo: ogni trenta giorni può ridiventare tonda, grossa, luminosa, e i cuccioli del mondo intero, alzando nella notte gli occhi al cielo, possono ammirarla in tutto il suo splendore.I lupi lo sanno… E ululano festosi alla luna piena.

LA CREAZIONE DEGLI ANIMALI
C'era una volta Napi, che era l'aiutante del Sole: il Sole riscaldava la Terra mentre Napi faceva tutti i lavori di manutenzione. Un giorno Napi aveva terminato presto i suoi lavori, e dato che non era abituato a tenere le mani ferme, prese un blocco di argilla e cominciò a modellare con un blocco di argilla... Una dopo l'altra fece le figurine di tutti gli animali della Terra. Era molto soddisfatto del suo lavoro: soffiò sopra ogni figurina, dando a ciascun animale un nome e un luogo da popolare sulla Terra. Era rimasto un piccolo blocchetto di argilla. Napi lo pasticciò un po', poi fece un'altra figurina e disse: Ti chiamerai uomo, ed abiterai tra i lupi. Napi tornò al suo lavoro, ma un giorno arrivarono gli animali a protestare: il bisonte non riusciva a vivere in montagna perché era troppo ripida, le capre della prateria non amavano vivere nell'acqua, la tigre non si adattava vicino al mare e così via. Allora Napi ridiede a tutti nuove abitazioni, e questa volta furono tutti soddisfatti. Tutti, tranne l'uomo, che vaga dappertutto per trovare un luogo che lo soddisfi.

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LA LEGGENDA DELL'AURORA
Molto tempo fa in questo paese era buio fitto. Gli abitanti, tennero un'assemblea e decisero che occorreva una persona che fosse veloce a correre.: Scelsero Ghiandaia Azzurra.Esso, si mise subito in moto in direzione di levante e finalmente giunse in una capanna di terra in un villaggio molto abitato a giudicare dalla quantità di capanne, ma nessuno in realtà era li, perché se ne erano andati ad una festa non molto distante. Entrato nella capanna trovò un bambino.. Ghiandaia Azzurra chiese al bambino: "Dove sono andati?'". Il ragazzo rispose: "Sono andati via":Nella capanna c'erano delle ceste di provviste contro la parete: Ghiandaia Azzurra indicò la prima cesta che vide li vicino e chiese:"Che c'è in quella cesta?". Il bambino rispose:"Prima sera". Poi indicò la cesta accanto dicendo: "Che c'è in quella cesta?".E il ragazzo rispose:"Appena buio".Le domande alternate dalle risposte si susseguirono, fino all’ ultima:: "Che c'è in quella cesta?".Il fanciullo rispose: "Aurora".Allora Ghiandaia Azzurra afferrò lesto la cesta e se ne scappò di corsa!Il bambino cominciò a gridare: "Ci hanno rubato l'Aurora!".La gente non fece caso alle urla del bambino poco distante, e continuarono a danzare.. Finalmente l’ attenzione di un abitante cadde sulle urla e disse: "Il ragazzo grida che hanno rubato l'Aurora".Tutti accorsero allora alla capanna e, spiegato l’ accaduto si misero presto ad inseguire Ghiandaia Azzurra verso ponente.Egli andava verso ponente, sempre verso ponente. Vicino alla Grande Valle lo raggiunsero. Stavano per prenderlo; eran proprio sul punto di farcela, quando egli aprì la cesta e la luce volò fuori.

Aquila Grigia
Leggende degli indiani d’ america (COLLANA Fiabe dell’ aurora) EDITRICE Demetra
(per saperne di più)





- UN PO' DI STORIA...

...DEI NATIVI AMERICANI
INTRODUZIONE
Nonostante la storia degli indigeni d'America sia il punto focale di quella americana, ancora oggi molti sono poco informati su questa materia. Infatti, i sistemi scolastici americani e canadesi danno solo piccoli cenni di questa ricca ed interessante cultura rappresentata dall'eredità indiana.Mettendo a fuoco una razza speciale come tema centrale, è necessario considerare l'intero arco di storia umana, dalla preistoria ai giorni nostri. Si tratta, anche in questo caso, di centinaia di tribù diverse, sia esistenti sia estinte, ognuna con una sua storia, popolazione (stirpe) e cultura.Gli studi sugli indiani comprendono vari settori della storia, dell'archeologia, dell'etnologia, della sociologia, della geografia, della politica, della religione, della glottologia, ecc.Se oggi siamo qui a parlare di usi, costumi, tradizioni, riti, culti religiosi della cultura indiana è grazie a studiosi, autori e cartografi precedenti, uomini come Powell, Hodge, Kroeber, Swanton, Collier, Josephy, Driver e Highwater, che hanno dedicato la loro vita alla ricerca e alla salvaguardia della storia e della cultura degli indigeni americani.


GLI ANTICHI INDIANI
La ricostruzione della preistoria è basata ovviamente su congetture e gli studiosi non sempre sono d'accordo, e se sono d'accordo sul concetto, magari non usano sempre gli stessi termini. Del resto le tecniche di datazione sono lungi dall'essere esatte: la datazione stratigrafica, il radiocarbonio, la dendrocronologia, l'archeomagnetismo, la datazione dell'ossidiana ed altre tecniche devono tener conto di un margine d'errore. Comunque, nonostante le difficoltà intrinseche della materia e la complessità dell'argomento, la preistoria è un'epoca accessibile all'uomo moderno e grazie agli sforzi di archeologi e di altri scienziati, ha una sua forma, una sua definizione e un suo svolgimento.Dopo decenni di teorie e congetture, si è arrivati alla conclusione che i primi uomini arrivarono nel Nord America dall'Asia attraverso l'istmo dello stretto di Bering, conosciuto come Beringia, durante il periodo pleistocenico.Ci furono quattro glaciazioni durante i millenni del Pleistocene, con calotte di ghiaccio provenienti dal Nord; le glaciazioni vennero intervallate da periodi interglaciali. La glaciazione di Wisconsin (che corrisponde alla glaciazione di Wurm in Europa) durò circa da 90.000 o 75.000 fino a 8.000 anni a.C.Si teorizza che in vari periodi durante la glaciazione di Wisconsin una certa quantità d'acqua del pianeta si fosse trasformata in ghiaccio, abbassando notevolmente gli oceani ed esponendo terre ora sommerse. Dove ora si trovano 92 km d'acqua, profonda 54 m nello stretto di Bering, una volta si stendeva una lingua di tundra di circa 1.600 km, che collegava i due continenti. Secondo alcuni studiosi, è possibile che alcune isole di oggi fossero a quel tempo delle montagne torreggianti. La grossa selvaggina dell'era glaciale potrebbe essere migrata attraverso l'istmo e i primi uomini predatori, muniti di lancia, potrebbero averla seguita. Quei paleo-siberiani sarebbero i primi indiani, i veri scopritori del Nuovo Mondo. E' opinione prevalente fra gli studiosi che la migrazione di uomini dall'Asia non sia avvenuta tutta in una volta, ma durante il corso dei millenni e a ondate, dato che i primi indiani viaggiavano in piccoli nuclei famiuliari o a gruppi.La strada verso sud non fu sempre transitabile. Infatti, nel periodo in cui esisteva la Beringia, il ghiacciaio Wisconsin ostriva il passaggio di ulteriori migrazioni verso sud ed est.I primi uomini potrebbero aver vissuto per generazioni nell'Alaska, al tempo priva di ghiaccio a causa dello scarso numero di precipitazioni, finché periodi di disgelo crearono passaggi naturali attraverso i ghiacci. A tale proposito, esistono prove geologiche ed archeologiche che dimostrano l'esistenza di un corridoio privo di ghiacci presente per migliaia di anni durante la prima e la media glaciazione Wisconsin lungo la dorsale delle Montagne Rocciose. Poi, durante un altro disgelo, dopo 10.000 anni di intervallo, un secondo corridoio si formò probabilmente verso est, lungo le pianure di Alberta-Saskatchewan. E infine si sviluppò un terzo passaggio nel Wiscnsin seguendo i fiumi Yukon, Peace e Liard.Da queste rotte, i primi indiani possono essersi dispersi verso est lungo le vallate dei fiumi delle Grandi Pianure, verso ovest attraverso il passaggio meridionale delle Montagne Rocciose al Great Basin, verso sud-ovest al tallone delle Montagne Rocciose alla California meridionale, o verso sud all'America centrale e meridionale fino alla Terra del fuoco, estremità meridionale del Nuovo Mondo.L'intera dispersione durò probabilmente per secoli e millenni, poiché gli uomini seguivano la grossa selvaggina. Si ipotizza che ulteriori migrazioni avvennero anche dopo la definitiva sommersione della Beringia. Dal 3.000 al 1.000 a.C gli Eschimesi, gli Aleut e forse anche gli Atapascani utilizzarono canoe di legno e barche di pelle per attraversare lo stretto di Bering.
Durante il lungo corso dei secoli, dopo la migrazione di uomini verso il Nuovo Mondo e fino alla fine dell'epoca glaciale, all'incirca nell'8.000 a.C, e per un periodo successivo, il principale modo di vivere era costituito dalla caccia alla grossa selvaggina. La maggior parte dei cacciatori nomadi si vestivano di pelli e pellicce e si rifugiavano in caverne, sotto sporgenze e in capanne di rami ee erano soliti inseguire la selvaggina pleistocenica: lanuginosi mammut, mastodonti, tigri dai denti a sciabola, leoni americani, cammelli, bisonti dalle grossa corna, orsi dal muso corto, lupi feroci, castori giganti, armadilli giganti, tapiri dal muso curvo, buoi muschiati, cavalli selvatici, oltre ad alcuni mammiferi più piccoli. Gli antropologi hanno appreso quanto conoscono dei primi indiani in base agli scheletri e ai manufatti trovati nei luoghi da loro abitati e nei posti di caccia.Dopo il 25.000 a.C apparvero tra gli indiani paleolitici nuove tecnologie. Venivano usate pietre malleabiie, specialmente pietra focaia, selce ed ossidiana, per fare attrezzi funzionali, come raschini, asce e punte per le lance, particolarmente importanti per la caccia. Le fasi paleo-indiane si distinguono per il tipo di punta della lancia che porta solitamente il nome dell'area dove fu rinvenuta la prima volta. Le fasi principali sono: Sandia, Clovis, Folsom e Plano. Il fatto che tali punte non siano state ritrovate sul lato asiatico dello stretto di Bering indica che l'evoluzione tecnologica che lo riguarda, avvenne nel Nuovo Mondo.Durante il ritiro definitivo dei ghiacciai settentrionali tra i 9.000 e i 5.000 anni a.C, molti dei grandi mammiferi, dai quali dipendeva il sostentamento dei paleo-indiani, scomparvero, prima nelle latitudini più basse, poi anche nel Nord. Questo esempio di estinzione della grossa selvaggina è uno dei grandi misteri del periodo paleolitico e ci sono varie teorie per cercare una spiegazione. Probabilmente la causa fu un cambiamento climatico. I ghiacciai, sciogliendosi, crearono per tutto il continente un alto tasso di umidità con una vegetazione lussureggiante, fiumi, laghi e paludi abbondanti.Nel corso dei secoli il clima si era riscaldato e l'ambiente si era inaridito causando gradatamente variazioni stagionali e regionali che forse avevano reso sempre più difficile la vita degli animali. Comunque i grandi mammiferi erano sopravvissuti altri cambiamenti climatici e a periodi interglaciali precedenti. Forse questa volta la differenza consisteva nella presenza di un nuovo superpredatore: l'uomo, con le sue punte di pietra affilate, la sua astuzia e la sua organizzazione.La pratica, non per necessità, di spingere le mandrie in fuga precipitosa lungo dirupi e paludi a scopo di facilitarne l'uccisione, viene chiamata da certi studiosi "provvedimento eccessivo del pleistocene".Nonostante le numerose lacune, ipotesi e congetture che rendono difficile il loro lavoro, gli scienziati hanno dedotto alcuni fatti della vita dei paleo-indiani attraverso rinvenimenti archeologici. Tra queste lacune, per esempio, c'è l'incomprensione del ruolo della donna paleo-indiana: alcuni reperti dimostarno che essa lavorava con materiali deperibili, invece che di pietra e di osso. Tuttavia, l'esistenza di punte lanceolate ritrovate nei luoghi abitati e di cacciagione, ci dice molto dei primi indiani e delle loro somiglianze con l'uomo moderno. Essi cercavano cibo e rifugio; si sforzavano di elaborare nuove tecnologie; erano fieri del loro lavoro; sognavano ed agivano. E sopravvissero.
I primi indiani si adattarono. Nel corso dei secoli il clima, la flora e la fauna si sono evoluti, dall'epoca glaciale attraverso l'epoca di spartiacque post-glaciale, fino alle nuove configurazioni delle regioni. Generazione dopo generazione, gli indiani gradualmente allargavano la loro base di vita e inventavano nuove tecnologie.Dal 6.000 al 1.000 a.C ci fu il cosiddetto periodo arcaico, caratterizzato dal vivere di raccolti, dal cacciare ed intrappolare la piccola selvaggina, dal pescare e raccogliere piante selvatiche commestibili. La vita nel periodo arcaico era essenzialmente migratoria. Quando i raccolti in una zona finivano, gli indiani si tarsferivano in un'altra. In genere erano più stabili dei cacciatori paleolitici: infatti sono stati trovati anche degli insediamenti permanenti, indicati da cumuli assai grandi (ammassi di residui), specialmente vicino ai laghi e ai corsi d'acqua. In questo periodo una varietà di materiali, quali legno, pietra, ossa, corna, conchiglie, pelle, fibre di piante e rame, veniva utilizzata per fabbricare una vasta gamma di utensili e attrezzi speciali per soddisfare i bisogni del particolare modo di vivere di ogni singola regione.Gli artigiani arcaici fabbricavano lance, coltelli, asce, scuri, mannaie, scalpelli, raschietti, mazze, martelli, incudini, lesini, trapani, mortai e pestelli, armi, arpioni, canne e contenitori. Le loro pentole per cucinare e per conservare il cibo erano di pietra. In questo periodo stoffe e cesti di materiali vegetali intrecciati vennero fatti per la prima volta. Insieme al gran numero di attrezzi nascevano nuovi metodi di preparazione e conservazione degli alimenti. Pietre riscaldate venivano usate per bollire l'acqua ed arrostire semi. Cesti e contenitori di pelle erano usati per immagazzinare il cibo. Gli indiani arcaici furono anche i primi nordamericani a costruire barche e ad addomesticare il cane. Quei primi indiani trasformarono alcuni dei loro materiali in ornamenti, svilupparono credenze e rituali complessi ed elaborarono dei metodi per seppellire i loro morti.Vista la difficoltà di concepire un sistema preciso di classificazione ed una cronologia esatta dei periodi litico ed arcaico, tale compito ancora più arduo riguardo alle epoche culturali posteriori.Con i progressi culturali arriva la diversificazione: gli indiani nelle diverse zone del continente progredivano in modi diversi. In termini archeologici, ciò significa che ogni regione ha la sua propria sequenza culturale e le sue categorie (culture, periodi, fasi, tradizoni, ecc.). Infatti, ogni zona archeologica ha il proprio sistema di classificazione, e ciò rende lo studio della preistoria indiana ancora più difficile.Il termine più comunemente applicato per definire il periodo postarcaico (circa dal 1.000 a.C fino al contatto con l'uomo bianco) è "formativo", parola che implica transizione. In termini generali "formativo" si riferisce all'estensione dell'agricoltura, alla vita stabile nei villaggi, a case, animali addomesticati, ceramica, tessitura, all'uso dell'arco e della freccia, a cerimonie e credenze.
Durante il lungo corso dei secoli, dopo la migrazione di uomini verso il Nuovo Mondo e fino alla fine dell'epoca glaciale, all'incirca nell'8.000 a.C, e per un periodo successivo, il principale modo di vivere era costituito dalla caccia alla grossa selvaggina. La maggior parte dei cacciatori nomadi si vestivano di pelli e pellicce e si rifugiavano in caverne, sotto sporgenze e in capanne di rami ee erano soliti inseguire la selvaggina pleistocenica: lanuginosi mammut, mastodonti, tigri dai denti a sciabola, leoni americani, cammelli, bisonti dalle grossa corna, orsi dal muso corto, lupi feroci, castori giganti, armadilli giganti, tapiri dal muso curvo, buoi muschiati, cavalli selvatici, oltre ad alcuni mammiferi più piccoli. Gli antropologi hanno appreso quanto conoscono dei primi indiani in base agli scheletri e ai manufatti trovati nei luoghi da loro abitati e nei posti di caccia.Dopo il 25.000 a.C apparvero tra gli indiani paleolitici nuove tecnologie. Venivano usate pietre malleabiie, specialmente pietra focaia, selce ed ossidiana, per fare attrezzi funzionali, come raschini, asce e punte per le lance, particolarmente importanti per la caccia. Le fasi paleo-indiane si distinguono per il tipo di punta della lancia che porta solitamente il nome dell'area dove fu rinvenuta la prima volta. Le fasi principali sono: Sandia, Clovis, Folsom e Plano. Il fatto che tali punte non siano state ritrovate sul lato asiatico dello stretto di Bering indica che l'evoluzione tecnologica che lo riguarda, avvenne nel Nuovo Mondo.Durante il ritiro definitivo dei ghiacciai settentrionali tra i 9.000 e i 5.000 anni a.C, molti dei grandi mammiferi, dai quali dipendeva il sostentamento dei paleo-indiani, scomparvero, prima nelle latitudini più basse, poi anche nel Nord. Questo esempio di estinzione della grossa selvaggina è uno dei grandi misteri del periodo paleolitico e ci sono varie teorie per cercare una spiegazione. Probabilmente la causa fu un cambiamento climatico. I ghiacciai, sciogliendosi, crearono per tutto il continente un alto tasso di umidità con una vegetazione lussureggiante, fiumi, laghi e paludi abbondanti.Nel corso dei secoli il clima si era riscaldato e l'ambiente si era inaridito causando gradatamente variazioni stagionali e regionali che forse avevano reso sempre più difficile la vita degli animali. Comunque i grandi mammiferi erano sopravvissuti altri cambiamenti climatici e a periodi interglaciali precedenti. Forse questa volta la differenza consisteva nella presenza di un nuovo superpredatore: l'uomo, con le sue punte di pietra affilate, la sua astuzia e la sua organizzazione.La pratica, non per necessità, di spingere le mandrie in fuga precipitosa lungo dirupi e paludi a scopo di facilitarne l'uccisione, viene chiamata da certi studiosi "provvedimento eccessivo del pleistocene".Nonostante le numerose lacune, ipotesi e congetture che rendono difficile il loro lavoro, gli scienziati hanno dedotto alcuni fatti della vita dei paleo-indiani attraverso rinvenimenti archeologici. Tra queste lacune, per esempio, c'è l'incomprensione del ruolo della donna paleo-indiana: alcuni reperti dimostarno che essa lavorava con materiali deperibili, invece che di pietra e di osso. Tuttavia, l'esistenza di punte lanceolate ritrovate nei luoghi abitati e di cacciagione, ci dice molto dei primi indiani e delle loro somiglianze con l'uomo moderno. Essi cercavano cibo e rifugio; si sforzavano di elaborare nuove tecnologie; erano fieri del loro lavoro; sognavano ed agivano. E sopravvissero.
I primi indiani si adattarono. Nel corso dei secoli il clima, la flora e la fauna si sono evoluti, dall'epoca glaciale attraverso l'epoca di spartiacque post-glaciale, fino alle nuove configurazioni delle regioni. Generazione dopo generazione, gli indiani gradualmente allargavano la loro base di vita e inventavano nuove tecnologie.Dal 6.000 al 1.000 a.C ci fu il cosiddetto periodo arcaico, caratterizzato dal vivere di raccolti, dal cacciare ed intrappolare la piccola selvaggina, dal pescare e raccogliere piante selvatiche commestibili. La vita nel periodo arcaico era essenzialmente migratoria. Quando i raccolti in una zona finivano, gli indiani si tarsferivano in un'altra. In genere erano più stabili dei cacciatori paleolitici: infatti sono stati trovati anche degli insediamenti permanenti, indicati da cumuli assai grandi (ammassi di residui), specialmente vicino ai laghi e ai corsi d'acqua. In questo periodo una varietà di materiali, quali legno, pietra, ossa, corna, conchiglie, pelle, fibre di piante e rame, veniva utilizzata per fabbricare una vasta gamma di utensili e attrezzi speciali per soddisfare i bisogni del particolare modo di vivere di ogni singola regione.Gli artigiani arcaici fabbricavano lance, coltelli, asce, scuri, mannaie, scalpelli, raschietti, mazze, martelli, incudini, lesini, trapani, mortai e pestelli, armi, arpioni, canne e contenitori. Le loro pentole per cucinare e per conservare il cibo erano di pietra. In questo periodo stoffe e cesti di materiali vegetali intrecciati vennero fatti per la prima volta. Insieme al gran numero di attrezzi nascevano nuovi metodi di preparazione e conservazione degli alimenti. Pietre riscaldate venivano usate per bollire l'acqua ed arrostire semi. Cesti e contenitori di pelle erano usati per immagazzinare il cibo. Gli indiani arcaici furono anche i primi nordamericani a costruire barche e ad addomesticare il cane. Quei primi indiani trasformarono alcuni dei loro materiali in ornamenti, svilupparono credenze e rituali complessi ed elaborarono dei metodi per seppellire i loro morti.
Tuttavia per esprimere i gradi di sviluppo occorrono altri termini. Nell'America centrale, per esempio, dove gli indiani raggiunsero il grado più alto di vita organizzata, in quanto costruirono delle città, viene usato il termine "classico", riferito ad un culmine culturale che comporta suddivisioni come "preclassico" e "postclassico".Un altro termine ancora, che si riferisce al culmine di una cultura, quello dell' "epoca aurea", viene a volte usato per le culture avanzate del Nord del Messico, come quella degli Anasazi, Hohokam e Mogollon del Sud-Ovest o dei "Mound Builders" dell'Est.. Deve essere ricordata anche un'altra classificazione culturale. Alcuni studiosi usano il termine "mesoindiano" invece di "formativo" o "preclassico" per distinguere il periodo in cui venne intrododtta l'agricoltura nella Mesoamerica (tra il 7.000 e il 5.000 a.C.) dalla cultura arcaica di altri luighi sul continente.Se un gruppo di popoli meritasse l'etichetta di "cultura madre" o "civiltà madre" mesoamericana, questo sarebbe quello degli Olmechi delle giungle, delle praterie e delle paludi della costa del Golfo del Messico. Nella cultura olmeca si svilupparono i villaggi, anche se non proprio come delle città vere, almeno come grandi centri di cerimonie ed economici. Le tribù divennero complesse strutture sociali. L'artigianato ed il lavoro manuale si evolsero verso l'arte, e l'architettura divenne raffinata e di proporzione colossale. I rituali si trasformarono in sistemi numerici e gli eventi del calendario in scritture geroglifiche. L'agricoltura si estendeva tramite una rete di relazioni commerciali.Questa cultura fiorente, nota come olmeca, influenzò infatti tutte le altre culture sorte in seguito in Mesoamerica: i Maya, i Teotihuacan, i Totonachi, gli zapotechi e, attraverso di loro, i Toltechi, i Mixtechi e gli Aztechi, come altri popoli più a nord e a sud.Come le maggiori civiltà mesoamericane la società olmeca era teocratica, con classi fisse di sacerdoti, burocrati, mercanti ed artigiani nei centri abitati. La popolazione agricola praticava un'agricoltura basata sul dissodamento del terreno (abbattendo e bruciano gli alberi per far posto ai campi) al fine di sostenere gli altri ceti della società.Per quanto riguarda i manufatti, gli olmechi sono noti per le teste giganti di basalto (alcune di un peso di 20 tonnellate) con lineamenti spessi ed un copricapo simile ad un elmo, ed anche per statuette di giada, terracotta e pietra, con facce feline, i "baby-faces, che rappresentavano il discendente di un dio olmeco, il giaguaro, dio della pioggia, e le sue compagne umane. Il grande serpente piumato, un tema ricorrente in Mesoamerica, è un'altra raffigurazione frequente. Gli Olmechi sono anche noti per le larghe steli (lastre di pietra scolpite) , per le pavimentazioni di serpentino ricoperte di mosaici, per gli specchi concavi di magnetite per accendere fuochi e per la ceramica orlata di bianco.Gli Olmechi, progredendo, svilupparono un sistema numerico e inventarono un calendario, come anche una scrittura geroglifica, che furono poi in auge presso i Maya per i secoli successivi. Infatti, visti i legami linguistici e culturali tra i due popoli e la non conoscenza di cosa sia accaduto agli Olmechi dopo il declino culturale, alcuni studiosi hanno ipotizzato che siano migrati verso sud-est e diventati i diretti antenati dei Maya. I Maya sono stati definiti i "Greci del Nuovo Mondo": questo paragone esprime l'alto livello della civiltà e dell'intelletto di questo popolo. I Maya ereditarono un ricco lascito culturale dai primi popoli mesoamericani ed in particolare dagli Olmechi. La loro grandezza non deriva tanto dall'innovazione quanto dal perfezionamento dei modi di vivere esistenti, come rivelano i loro complicati sistemi matematici, astronomici, il calendario, la loro scrittura geroglifica, sia pittografica che ideografica e forse anche con i glifi che rappresentavano suoni e sillabe, il loro stile artistico realistico, sia quello della pittura sia quello dei bassorilievi, e infine la loro architettura raffinata, incluse le piramidi dai lati scoscesi, le volte a mensoloni, le creste dei tetti.Il mondo dei Maya, come quello degli Oltechi, ruotava intorno ai centri cerimoniali. Si conoscono almeno 116 zone dei Maya nel Messico di oggi, in Guatemala, in Honduras e in San Salvador. Molti di questi centri avevano magnifiche strutture in pietra, templi a forma di piramide, piattaforme astronomiche od osservatori, palazzi, monasteri, bagni, campi per il gioco della palla, piazze, ponti, acquedotti e bacini. Tikal, per esempio; una delle zone più importanti della cultura classica di pianura, ritrovato in Guatemala, disponeva di 3.000 strutture comprendenti sei templi a forma di piramide, si estendeva per circa 2 km quadrati ed aveva una popolazione di circa 100.000 abitanti.Benché la società dei Maya fosse rigorosamente strutturata secondo le diverse classi (sacerdoti, oligarchi ereditari, artigiani e contadini), non esiste nessuna prova di un sistema politico più ampio che unisse i vari centri popolati, o di una capitale dominante. Essi non erano bellicosi e non cercavano di combattere i popoli vicini. Stabilivano comunque relazioni comerciali di vasta portata. Erano un popolo marinaro e alcuni commercianti viaggiavano con piroghe larghe, scavate in un solo tronco, con un massimo di 25 rematori.Non si conosce il motivo per cui i Maya dei centri classici della pianura siano caduti in uno stato di declino culturale intorno al 900 d.C. Una teoria credibile indica questo declino come conseguenza del decadimento dell'agricoltura e a causa della popolazione crescente e dello sfruttamento intensivo del terreno che portò anche ad un'insurrezione dei contadini contro i sacerdoti e i nobili reggenti. In ogni caso, da quel momento in poi la cultura dei Maya prosperò soprattutto al sud, nelle regioni montuose del Guatemala.Dopo il 1.000 d.C. si sviluppò un altro ceppo della cultura Maya nella penisola dello Yucatan, per effetto di un'invasione di popoli Toltechi che si unirono ai Maya ed adottarono le loro tradizioni e la loro estetica. Nacquero allora dei centri cerimoniali come Chichen, Itza, Mayapan e Tulum.I Chichimechi nomadi o "figli del cane" arrivarono nella vallata del Messico dalle regioni settentrionali, in piccoli gruppi e dall'VIII secolo in poi. Ma solo nel X secolo una di queste tribù nomadi, quella Tolteca-Chichimeca, riuscì a prendere il sopravvento sulle altre. Il loro capo si chiamava Mixcoatl.Studiando le culture locali si scoprì che costruirono una grande città, Tula, situata sulla cima di un monte e ben difendibile. Nel 968 Topiltzin, figlio di Mixcoatl, giunse al potere. E' difficile distinguere la realtà dalla leggenda, poiché la maggior parte di ciò che sappiamo della storia tolteca, è stato tramandato attraverso miti e poesie azteche, nelle quali sia il padre sia il figlio vengono considerati come divinità: Mixcoatl come dio della caccia, Topiltzin come Quetzalcoatl, ossia l'antico Serpente Piumato di cui prese il nome. E' noto comunque che Topiltzin-Quetzalcoatl stabilì un impero tolteco con città-stato indipendenti. tentò di aumentare il livello culturale del suo popolo e grazie alla sua opera il nome "tolteco" divenne sinonimo di "civilizzato" nella tradizione seguente. Topiltzin-Quetzalcoatl incoraggiò l'architettura, e i Toltechi divennero eccellenti costruttori: costruirono palazzi con atri di colonne e affreschi, piramidi enormi, giardini circondati da un muro per il gioco della palla. Topiltzin incentivò la lavorazione dei metalli, e i Toltechi modellarono oggetti d'oro e d'argento finissimi. Nuove forme di ceramica apparvero nella cultura tolteca: la tessitura, i lavori con piume e la scrittura geroglifica si svilupparono ulteriormente. Egli diede impulso all'agricoltura, che diede come risultato la produzione di specie migliori di granoturco, di yucca e di cotone.Secondo la tradizione il pacifico Topiltzin-Quetzalcoatl perse il potere quando cercò di abolire i sacrifici umani, che erano praticati su vasta scala. Come risultato, i suoi seguaci, cioè quelli del Serpente Piumato benigno, venivano sopraffatti da quelli del dio Tezcatlipoca, la divinità della notte.Non è nota la natura esatta di questa lotta di potere. Non si sa neppure cosa successe a Topiltzin-Quetzalcoatl e al suo seguito dopo la presunta sconfitta. Forse le due divinità rappresentavano elementi teocratici e militaristi della società tolteca. Forse furono loro quei Toltechi che invasero lo Yucatan e contribuirono alla rinascita della cultura dei Maya, il periodo corrisponderebbe. Se quel gran re continuasse a vivere non si sa, la leggenda di Quetzalcoatl comunque divenne talmente popolare in tutta l'America centrale che ancora secoli dopo, Montezuma II, l'imperatore degli Aztechi, credette che Cortes, il conquistatore spagnolo, fosse il dio che ritornava.Per quanto riguarda i Toltechi che rimasero al potere a Tula e nella vallata del Messico, si sa che furono perseguitati da una serie di calamità, quali siccità, fuoco ed invasioni dei nomadi del nord. Erano tornati al punto di partenza; una volta erano stati i "figli del cane", i conquistatori, ora toccava a loro essere conquistati. Tula fu distrutta nel 1160.Come i Toltechi prima di loro, che ora divennero tributari, i Mexica erano un popolo chichimeco, migrato dal nord nella vallata del Messico. La data del loro arrivo nella regione è il 1168. Durante gli anni successivi vissero come nomadi ai margini delle culture locali e servirono a volte come mercenari dell'esercito, con i loro archi e frecce micidiali. Stando alle apparenze, fondarono due insediamenti su isolotti paludosi nel lago Texcoco, e cioè Tlatelolco e Tenochtitlan, intorno al 1325.Tenochtitlan, l'area dove oggi sorge Città del Messico, si estese; cesti di vimine venivano fissati sul basso fondo del lago e caricati con limo ed altri materiali vegetali creando delle chinampas, isole artificiali per l'agricoltura. E' possibile che Tenochtitlan conquistasse e assorbisse Tlateloco. Gli abitanti di Tenochtitlan, che si chiamavano Tenocha, lottarono tenacemente per avere il predominio sulle città-stato rivali della vallata. Il fatto più saliente fu l'alleanza con gli Alcohua di Texcoco contro i Tepanec, altro popolo arrivato da poco nella vallata e grande rivale dei Tenocha.I Tenocha presero il nome nuovo di Aztechi dal leggendario Aztlan, da cui presumibilmente derivano, e cominciarono a sottomettere molti degli altri popoli del Messico centrale. Tenochtitlan diventò una città con centinaia di edifici e collegata con un complesso sistema di canali, con una popolazione stimata di circa 300.000 abitanti. L'intero impero azteco arrivò a comprendere circa 5.000.000 di individui. Le conquiste erano utili agli Aztechi per due ragioni: in primo luogo veniva mantenuto l'impero commerciale che avevano creato. Infatti, oro, argento, rame, perle, giada, turchese ed ossidaina erano prodotti importanti per il loro commercio, così come cereali, fagioli, zucche, pomodori, cotone, cacao, mango, papaya e avocado e in più cani addomesticati e tacchini. Gli stessi beni venivano a volte consegnati come tributi dai popoli sconfitti che in cambio non ricevevano nulla. Ma gli Aztechi pretendevano molto di più dai popoli conquistati: oltre ai loro beni, volevano anche gli individui. Infatti, in secondo luogo, la loro attività militare mirava a fare dei prigionieri per i sacrifici umani che assolvevano le funzioni statali di mantenere l'ordine.La religione compenetrò la vita degli Aztechi. Ognuna delle loro divinità, di cui molte già adorate dai primi popoli mesoamericani, come per esempio il Quetzalcoatl, aveva il proprio culto. Huitzilopochtli, dio della guerra, era un'invenzione degli Aztechi e richiedeva il tributo maggiore. Migliaia di prigionieri venivano trucidati in cima ai templi-piramide e i loro cuori strappati dai sacerdoti. Gli Aztechi non diedero origine al sacrificio umano nell'America centrale, però lo svilupparono a inusuali estremi di crudeltà e fanatismo. I sacerdoti, benché rappresentassero la funzione centrale della società azteca, non erano così potenti come nelle altre teocrazie mesoamericane. All'apice del sistema delle classi c'era il Capo degli Uomini, scelto da una stirpe reale dai nobili dei clan cittadini, dai ricchi commercianti e dai capi guerrieri. Sotto c'erano i cittadini comuni, compresi artigiani ed agricoltori e il gruppo di operai non specializzati; ancora più sotto c'erano gli schiavi.Di tutte le "civiltà perdute", quella degli Aztechi è la più conosciuta poiché era al culmine proprio al momento dell'arrivo degli europei. Benché gli spagnoli abbiano distrutto rapidamente la cultura azteca, templi, sculture, scritture, hanno conservato notevoli informazioni su di essa. Comunque, nonostante tutto quello che si sa degli Aztechi, rimane un paradosso sconcertante: da un lato ci fu una cultura complessa, sofisticata, con scopi altamente intellettuali e un senso raffinato dell'estetica, dall'altro una cultura feroce che si alimentava della morte ritualistica di individui.Gli Olmechi, i Maya, i Toltechi e gli Aztechi furono grandi dominatori durante il loro apogeo culturale e vengono descritti assieme ai loro centri principali. Teotihuacan fu una grande città-stato, e non è noto quale fu il popolo che la fondò e la portò al suo importante ruolo nel periodo classico. Chiunque fossero stati, i Teotihuacan raggiunsero il loro apice culturale nella vallata del Messico, mentre i Maya fiorirono nel Sud-Est. L'influenza incrociata tra i due popoli ebbe la sua parte nella grandezza di entrambi.Teotihuacan, oltre a svilupparsi come centro cerimoniale, divenne la prima vera città dell'America centrale, una metropoli ben disegnata che copriva un'area di circa 20 km2 con una popolazione che raggiunse le 125.000 unità. Gli abitanti costruirono piazze, viali, canali, parchi, fognature, mercati, officine, condomini (blocchi formati da adobe e da intonaco ad un piano e con molti vani) e templi a piramide. Due piramùidi massicce, la Piramide del Sole alta 60 m e la più piccola Piramide della Luna, furono collegate con la via principale della città, il Viale dei Morti, lungo 4.800 m. Anche la cittadella, una recinzione larga e quadrata di edifici che includeva il tempio di Quetzalcoatl, era unita al viale.La religione e la politica nella società divisa per ceti di Teotihuacan. I suoi edifici ospitavano i capi religiosi e la nobiltà. I contadini abitavano nei villaggi vicini. Con l'introduzione di migliori tecniche agricole come l'irrigazione e la chinampas si produceva cibo sufficiente per la popolazione urbana che cresceva vertiginosamente.Da Teotihuacan, centro dinamico di religione, commercio e arte, la cultura azteca si allargò a molte regioni della Mesoamerica. I termi di natura militare si ritrovano raramente nella moltitudine di affreschi della città, il che significa che il commercio, e non la guerra, aveva un ruolo dominante nella mente degli Aztechi.
Molti elementi della cultura di Teotihuacan si diffusero tra altri popoli: la scrittura geroglifica, i sistemi di calendario, gli stili architettonici, le tecniche agrarie e il culto di specifiche divinità quali Quetzalcoatl (il Serpente Piumato) e Tlaloc (il Dio della Pioggia), come anche la pratica del sacrificio umano.La città esportava anche manufatti artistici, utensili, attrezzi, gioielli, indumenti, sculture di ossidiana e la ceramica alta, sottile e color arancione.Il declino di Teotihuacan si manifestò nell'ottavo secolo. Siccità, una crisi nell'agricoltura, incendi, ribellioni, invasioni, tutti fattori che ebbero la loro parte in questo declino. Le rovine della città vennero chiamate dagli Aztechi posteriori "la dimora degli dei".
Il Sud-Ovest si estende dall'attuale Utah meridionale e dal Colorado, attraverso Arizona, Nuovo Messico e un angolo del Texas, fino alla parte settentrionale del Messico. In quel territorio accidentato e arido di montagna, con canyon e deserto (prima del contatto con l'uomo bianco), raggiunse il suo più alto grado di sviluppo a nord delle civiltà agrarie avanzate dell'America centrale. Questo fatto è spiegato da due fattori: primo, la vicinanza della regione all'America centrale, culla dell'agricoltura indiana; secondo, l'ambiente aspro del Sud-Ovest, con la sua selvaggina e le sue piante selvatiche non molto commestibili, fecero sì che l'agricoltura divenisse un'alternativa necessaria.Sotto l'influenza del Sud, nacquero dall'America centrale, tre culture specifiche dominanti sulla base della precedente tradizione arcaica Cochse-Deserto: la Mogollon, la Hohokam e la Anasazi. Per ognuna di esse l'adozione dell'agricoltura comportò la vita sedentaria in villaggi con conseguente sviluppo degli attrezzi, arti e mestieri, specie quello della ceramica. Sebbene ognuna di esse avesse caratteristiche specifiche, erano collegate tra di loro e ognuna venne influenzata dall'altra.Nelle regioni dell'Est e del Midwest del Nord America, le culture avanzate con grandi popolazioni poterono esistere anche senza agricoltura praticata su vasta scala, grazie alle piante commestibili e alla selvaggina abbondante. Tra queste culture vi era quella dei "Mound Builders" anche chiamata Adena e Hopewell, che avevano i loro centri abitati nell'Ohio. La cultura degli Adena durò dal 1.000 a.C al 200 d.C, quella degli Hopewell dal 300 a.C al 700 d.CBenche le due culture condividessero molte delle loro caratteristiche e coesistessero per cinque secoli, la loro esatta relazione è sconosciuta. Non si sa, infatti, se gli Adena fossero, e in quale misura, gli avi dei Hopewell, oppure se tra i due popoli vi siano stati conflitti. Non è neache risaputo da dove i due popoli fossero arrivati: alcuni studiosi ritengono che fossero originari dell'America centrale, altri delle regioni dei Grandi Laghi, e non si sa cosa successe loro quando le proprie culture finirono. Fino al secolo XIX si credette, alcuni cumuli ritrovati intorno a tutta la zona orientale, fossero opera di europei poi perduti, ma la scienza ha provato, con scavi e ritrovamenti di manufatti, che erano opera di popoli indigeni e quindi espressione di antiche culture indiane.La cultura degli Adena si diffuse dalla valle del fiume Ohio verso i territori del Kentucky, Indiana, Pennsylvania e New York. Alcune tribù Hopewell si stabilirono più tardi vicino alla Baia di Chesapeake e in Alabama. Il nome degli Adena deriva da un campo nei pressi di Chillicothe in Ohio, dove si trova un grande tumulo, il che prova che il territorio fosse il centro della loro cultura.Ci sono prove che tra gli Adena ci fosse un'agricoltura rudimentale: la coltivazione dei girasoli, delle zucche e di altri frutti delle cucurbitacee e chenopodiacee erano risorse che servivano alla loro alimentazione. E' risaputo che coltivavano il tabacco e che forse veniva usato per cerimonie. Tuttavia erano principalmente dei cacciatori e raccoglitori, che sfruttarono, come altre popolazioni che abitavano le zone boschive, la ricca flora e fauna del loro territorio che era così abbondante da permettere una vita piuttosto sedentaria anziché nomade.Come già detto quando si è parlato delle incertezze dei luoghi di insediamento delle due culture, quella degli Hopewell ebbe molti tratti caratteristici degli Adena, ma accresciuti: sterri più larghi e più numerosi, funerali più ricchi, cerimonie più intense, più raffinatezza negli oggetti artistici, un sistema gerarchico più più rigido, una crescente divisione del lavoro e una più intensiva agricoltura. Inoltre la cultura degli Hopewell copriva un'area più grande, estendendosi dal suo centro alle vallate dei fiumi Ohio ed Illinois verso il Midwest e l'Est. Il popolo degli Hopewell, chiunque fosse e qualunque fosse la sua origine, stabilì una rete commerciale assai estesa: presso i loro siti sono stati reperiti materiali di tutte le parti del continente, ossidiana delle Colline Nere e delle Montagne Rocciose, rame dei Grandi Laghi, conchiglie delle coste del Golfo e dell'Oceano Atlantico, mica dei Monti Appalachi, argento del Canada e teschi e denti di alligatori della Florida. Tutte queste prove dimostrano che la sfera d'influenza degli Hopewell si era allargata tramite il commercio e la religione (il termine Hopewell si riferisce sia ad un culto sia ad una cultura) e non attraverso conq uiste. I sacerdoti-reggenti ebbero forse la posizione più alta, mentre i mercanti e i guerrieri erano a loro inferiori.Dato che la popolazione degli Hopewell cresceva, anche la loro dipendenza dall'agricoltura era maggiore e coltivavano anche delle varietà di piante commestibili. Non è escluso che avessero commerci anche di generi commestibili con popoli vicini. I loro villaggi erano situati vicino ad acque e consistevano in costruzioni circolari (wigwam) od ovali con tetti a cupola, coperti di pelli di animali, strati di corteccia, stuoie di fibre vegetali, ecc.Gli Hopewell, come gli Adena, costruirono una varietà di strutture con la terra. La laoro cultura vantava artigiani eccellenti, specialisti nella loro società assai ben strutturata. Erano maestri nel fare oggetti sia funzionali che artistici e operavano in uno stile astratto e figurativo.Ma cosa capitò a quei favolosi artisti, a quei costruttori ambiziosi, a quei mercanti energici? Come mai la loro cultura decadde? Le teorie sono molte, come per altre culture scomparse: cambiamenti del clima, raccolti scarsi, epidemie, guerre civili, invasioni o semplicemente stanchezza progressiva. Qualunque sia stata la causa, un'altra cultura sarà pronta a dominare sullo stesso territorio. Altri tumuli saranno costruiti, vicino ai fiumi e con dei templi sulla sommità.Gli indiani appartenenti alla cultura successiva avevano una vasta struttura sociale ed un sistema rigido di classi. Erano ossessionati dalla morte. Costruirono dei tumuli non solo come quelli degli Adena e degli Hopewell, ma vi aggiunsero dei templi enormi prendendo il nome di "Temple Mound Builders" (costruttori di tumuli con templi). Essi furono influenzati dali Adena e dagli Hopewell e dai popoli dell'America centrale. Anche se ciò non è ancora provato, vi sono caratteri simili: tecniche agricole, stili artistici, uso dei tumuli con templi e piazze aperte nei villaggi, tutti simili a quelli della regione sopra citata. I contatti certamente sono stati stabiliti da indiani mercanti che viaggiavano in barca verso il Nord, attraversando il Golfo del Messico, o via terra.Come nell'America centrale, anche nel Mississipi fu possibile lo sviluppo della cultura grazie alle migliorate tecniche agrarie. Avendo cibo sufficiente, una popolazione numerosa poté vivere nello stesso posto anche per un lungo periodo. A partire dal 700 d.C nell'area del Mississipi nacquero parecchi centri cerimoniali e commerciali, fino a tempi posteriori al primo contatto con l'uomo bianco, e si svilupparono arrivando lungo la bassa vallata del Mississipi, attraverso la maggior parte del Sud-Est, dalle attuali Florida e Oklahoma fino al Wisconsin.Il sito più grande e più famoso si trova a Cahokia in Illinois, vicino a St. Louis. L'area del villaggio, che si estendeva per 7 km lungo il fiume Illinois, conteneva 85 tumuli con templi e sepolture ed ebbe un numero massimo di 75.000 abitanti. Tra i centri importanti della cultura del Mississipi si annoverano Moundvill nell'attuale Alabama, Etowah e Ocmulgee in Georgia, Spiro in Oklahoma e Hiwasee Island nel tennesee. Ai primi del secolo XVII i grandi centri del Mississipi vennero abbandonati. L'eccessiva popolazione fu forse una delle cause, assieme alle carestie, alle condizioni climatiche variate, alle lotte politiche oppure alle malattie che precedettero quelle portate poi dall'uomo bianco. Comunque le prove dell'esistenza di questa cultura, all'arrivo dell'uomo bianco, erano tutte ormai sottoterra e furono scoperte dopo secoli dagli archeologi.Una sola cultura simile sopravvisse fino al XVIII secolo con diversi contatti con l'uomo bianco, quella dei Natchez. I francesi che vissero tra di loro e che poi li distrussero, adottarono parte dei loro modi di vivere. Come i primi popoli del Mississipi, i Natchez avevano un tumulo centrale con un tempio ed una piazza aperta intorno, ed altri tumuli satelliti che servivano da abitazioni o da tombe. Il reggente supremo dei Natchez era il Gran Sole che viveva su uno di questi tumuli. Su altri viveva la madre, chiamata Donna Bianca che era sua consigliera, assieme ai fratelli chiamati Soli, tra i quali si sceglievano i capi per le guerre e il sacerdote supremo; le sorelle erano chiamate Donne Sole. Esistevano molte classi: sotto la famiglia reale stavano i nobili e gli uomini onorevoli, quindi i cittadini comuni. Tutti i nobili potevano sposare i comuni e, quando uno moriva, il compagno o la compagna lo seguivano nell'aldilà. Con la fine della cultura dei Natchez, finì la cultura del Mississipi. Alcuni tratti sopravvissero tra gli altri indiani del Sud-Est come i Creek, ma ormai senza più la costruzione dei tumuli.



LA PENETRAZIONE DEI BIANCHI NELL'AMERICA DEL NORD
L'esplorazione del Nord America da parte dell'uomo bianco durò più di quattro secoli, dal XV al XX. Durante il periodo coloniale, fino alla rivoluzione americana, cinque nazioni europee inviarono spedizioni sotto le loro bandiere e presero possesso del territorio scoperto: Spagna, Francia, Inghilterra, Paesi Bassi e Russia. Il Portogallo ebbe anche una parte attiva nella prima esplorazione, stabilendosi poi nell'America del Sud. E la Svezia occupò il territorio nella Baia di Delaware dal 1638 al 1654. Persone singole, provenienti da paesi europei, fecero viaggi di esplorazione in nome dei cinque maggiori Stati aventi diritto. Poi, più avanti, esploratori canadesi e statunitensi, si incrociarono sul continente, scoprendo le terre selvagge rimaste per l'insediamento dell'uomo bianco.I molti fattori per cui gli europei e i loro discendenti esplorarono il cosiddetto Nuovo Mondo, sono compresi nel concetto del Rinascimento, periodo che fece emergere l'Europa dal Medioevo: dal punto di vista politico c'era una tendenza verso uno Stato-nazione unificato e centralizzato, partendo dal sistema feudale. L'esplorazione divenne perciò un obbiettivo nazionale. Dal punto di vista economico c'era un fabbi-sogno crescente di nuovi mercati e di importazioni specifiche per una popolazione in rapida espansione (l'Estremo Oriente poteva procurare per esempio le spezie necessarie alla conservazione dei cibi). In più il sistema economico del mercantilismo o bullionismo, in cui il potere e la ricchezza di una nazione venivano determinati dalla quantità di oro e di argento posseduta era diventato dominante e stimolante per la ricerca di nuove risorse di metalli preziosi. Le pelli erano un'altra fonte di ricchezza e di potenza.Nel settore religioso c'era una violenta competizione tra i convertiti al cattolicesimo tradizionale e quelli al protestantesimo nato dalla Riforma. Visto che i vari governi avevano religioni ufficiali, la gara tra le Chiese faceva parte delle rivalità nazionali ed era un incentivo in più per finanziare spedizioni.Dal punto di vista scientifico e tecnologico erano avvenuti maggiori progressi nell'ambito della navigazione, così come importanti passi avanti erano stati fatti nel disegno di carte nautiche e nella cartografia in generale. Le imbarcazioni europee erano ora in grado di tenere gli oceani, in quanto univano le migliori qualità delle navi mercantili pesanti a vela quadra e a fasciame sovrapposto che viaggiavano lungo la costa atlantica e nel Mare del Nord, alle caratteristiche delle navi più lunghe e lisce a vela latina, con due alberi, costruite in legno nel Mediterraneo. Infine, per quanto riguarda la filosofia e le aspirazioni, il Rinascimento comportò nuovi impulsi verso il sapere e un nuovo desiderio dell'avventura. L'Europa era quindi preparata all'esplorazione. Stati, Chiese e le singole persone avevano tutti i loro motivi per esplorarer il Nuovo Mondo: potere, prestigio, gloria, ricchezza e curiosità.L'esplorazione non si sviluppò solo in seguito al Rinascimento, ma ebbe un suo proprio sviluppo, in quanto le notizie sul Nord America e sui suoi abitanti, rivoluzionarono la visione del mondo da parte degli europei. Per le generazioni successive, che soffrivano per la sovrappopolazione, per la povertà e le persecuzioni religiose in Europa, l'America del Nord divenne un simbolo di speranza e di vita nuova. Come risultato, tutti questi avvenimenti, più o meno giustificati, avvenivano a spese delle popolazionio indigene del Nord America.Tutte le spedizioni effettuate dalle maggiori potenze erano guidate da esploratori che non erano cittadini di quelle nazioni: Colombo, che navigò per la Spagna nel 1492, era italiano; Caboto, al servizio dell'Inghilterra, era anch'esso italiano come il Verrazzano che navigava al servizio della Francia. Nel 1524 l'inglese Hudson esplorava per conto dell'Olanda, nel 1741 il danese Bering era al servizio della Russia. Gli spagnoli penetrarono nel Nord America dal Sud, attraverso i Caraibi, la Florida ed il Messico. La Francia avanzava da nord-est, lungo il fiume S. Lorenzo, i Grandi Laghi, i fiumi Ohio e Mississipi, con penetrazioni verso nord-ovest dalla costa del Golfo. L'Inghilterra si spostava generalmente dalla costa dell'Atlantico verso ovest, ed era inoltre attiva nelle zone artiche in cerca del passaggio a nord-ovest. L'Olanda penetrave in direzione nord-ovest e la Russia dall'ovest, attraverso la Siberia fino all'Alaska e poi verso sud fino alla California. Nei secoli successivi esploratori statunitensi e canadesi progredirono da est ad ovest, spingendosi saltuariamente in direzione est dalla costa dell'Oceano Pacifico.L'attività principale, esercitata durante le esplorazioni e l'apertura delle terre selvagge a nord del Messico, era il commercio di pellicce che provocò intensi contatti tra l'uomo bianco e gli indiani. Tutte le potenze coloniali si occuparono dello sfruttamento commerciale delle pelli di animali. Francia, Inghilterra, Olanda, Russia e un po' meno la Spagna, volevano soddisfare la grande richiesta di pellicce dell'Europa, in particolare quelle di castoro per i cappellai. Le rivalità tra gli Stati europei e tra le tribù indiane riguardo al commercio di pellicce erano la causa di numerose guerre e lotte intertribali.
Da parte degli indiani c'era una grande resistenza contro i mercanti europei che invadevani i loro territori. Il mercato della pelliccia rimase attivo fin dopo i tempi coloniali che ebbe una parte importante nel favorire nuovi insediamenti dell'uomo bianco. Dal XVII al XIX secolo, il commercio delle pellicce ebbe molta influenza sugli indiani e in vari modi. Gli indiani erano ricercati dai cacciatori per avere pelli e di conseguenza essi presero contatto con la cultura dell'uomo bianco. In cambio dei loro beni gli indiani ricevettero prodotti europei, specialmente quelli pratici come utensili e arnesi di ferro, ma anche quelli decorativi come stoffe colorate e perle. Gli indiani ricevettero anche armi da fuoco e liquori, che ebbero un peso enorme sulla loro vita. Un secondo effetto deleterio, derivante dal commercio con l'uomo bianco, fu il diffondersi delle malattie europee tra le popolazioni indiane. Un terzo effetto fu la rottura dell'equilibrio naturale che esisteva tra i mammiferi pelosi, a causa della loro eccessiva distruzione. Infine, il commercio delle pellicce aveva anche un'influenza a lungo termine, derivante dall'invasione dei bianchi che era seguita da stabilimenti commerciali, posti militari e coloni. Nei primi tempi della colonizzazione, i francesi sfruttarono per lo più il commercio delle pelli, mentre gli spagnoli si dedicarono soprattutto all'estrazione dei minerali e all'allevamento del bestiame. Nei territori colonizzati dagli inglesi predominava l'agricoltura. Il commercio franco-indiano delle pellicce iniziò con Jacques Cartier nel 1534, lungo il fiume S. Lorenzo. La loro intenzione era stata quella di trovare un passaggio a nord-ovest per raggiungere l'Oriente, e invece trovarono il ricco commercio delle pellicce e l'interesse degli indiani che desideravano i prodotti europei.Basandosi sui risultati delle spezioni di Cartier, Samuel de Champlain arrivò nella Nuova Francia nel 1603 con lo scopo di avviare trattative con gli indiani per lo sfruttamento delle pelli. Durante gli anni successivi, Champlain esplorava le foreste settentrionali stipulando accordi commerciali con le varie tribù che fornivano poi le loro pellicce alle stazioni commerciali francesi. Port Royal in Acadia, Città del Quebec e Montreal diventarono fiorenti centri del commercio.Le tribù orientali, tra cui i Micmac, i Montagnais, i Naskapi, gli Abnaki e i Cree erano tutte coinvolte nel commercio di pelli con i francesi.Durante gli anni che vanno dal 1616 al 1649, gli Huroni svilupparono, assieme alle tribù degli Ottawa e Nipissing, un impero commerciale tra indiani, che si estendeva dai Grandi Laghi alla Baia di Hudson e al fiume S. Lorenzo. Ognuna delle tre parti contraenti aveva la sua propria via di trasporto e di viaggi per mezzo di canoe, ed effettuava anche scambi con la tribù dei Tobacco e dei Neutral. Facendo da intermediari gli Huroni smerciavano prodotti agricoli in cambio di pelli con altre tribù, e le portavano ai francesi a Città di Quebec o a Montreal, in cambio di prodotti europei. Così le loro flottiglie di canoe cariche di questi prodotti come tessuti, perle, colori, coltellini, asce e pentole, completavano questo circolo commerciale, ritornado dalle tribù fornitrici di pelli a trattare le loro percentuali di guadagno. Quel complesso sistema di relazioni commerciali durò fino al XVII secolo e terminò con l'espansione militare economica della Lega Irochese delle Cinque Nazioni.Nel frattempo, comunque, molti francesi, alcuni sostenuti da Champlain, altri dalla Chiesa cattolica, si avventurarono lungo i fiumi in terre selvagge, alla ricerca di nuove fonti per avere delle pelli. Quella nuova attività che riguardava la traversata e l'esplorazione di foreste e terre ignote, provocò la nascita di una nuova razza di francesi, i "coureurs di bois", che operavano indipendentemente, senza concessioni e senza obbedire a regolamenti, vivendo in mezzo agli indiani e commerciando in pelli. Da qui prese origine una nuova razza, i Meticci, mezzosangue di discendenza francese e Cree. Nella Nuova Francia il miraggio dei guadagni ottenuti con il commercio delle pelli e le oscillazioni del mercato erano la forza più potente della politica e di qualunque programmazione. La Compagnia della Nuova Francia (o Compagnia dei Cento Associati), fondata nel 1672 per dare una sistemazione alla colonia e favorire lo sviluppo del commercio, ignorò l'organizzazione precedente a favore del guadagno derivante dal commercio delle pelli. Anche la Chiesa cattolica aveva la sua partecipazione tramite i suoi missionari gesuiti. Solo quando il commercio fu interrotto durante le "Guerre del Castoro", le popolazioni tornarono all'agricoltura, praticandola su vasta scala.Nonostante oscillazioni ed interruzioni, il commercio francese delle pellicce continuava ad espandersi in nuove regioni. La Nuova Francia estese quest'area dai Grandi Laghi sino al Mississippi, nota ai francesi come Louisiana. Alla ricerca di nuovi mercati i francesi esplorarono i corsi del Missouri, del Platte e del red River. Erano soliti portare con loro la maggior parte della tribù, dai Grandi Laghi attraverso il Mississippi: gli uomini proteggevano gli esploratori e andavano a caccia per conto loro e le donne lavoravano le pelliIntanto, mercanti francesi estesero i loro mercati nella parte meridionale della Louisiana, partendo dagli insediamenti lungo la costa del Golfo in direzione nord-ovest lungo il Mississippi e il Red River. Nuova Orleans, fondata nel 1718, divenne un centro commerciale assai laborioso e vivece. Durante il secolo XVIII i francesi stabilirono rapporti commerciali con i Taovaya, che facevano da intermediari per loro, come avevano fatto un secolo prima gli Huroni. I Taovaya e i francesi fondarono i villaggi gemelli di San Bernardo e San Teodoro a est dei Comanche, con cui erano in rapporti commerciali. Gli spagnoli si offesero per la presenza francese e per la vendita ai Comanche di armi da fuoco, e cercarono dio espellere i francesi dal territorio, ma non ebbero successo. Sia i coureurs de bois sia i Taovaya rimasero attivi dopo il 1763 e l'annessione spagnola della Louisiana. Comunque, le restrizioni nel commercio fecero ben presto inaridire la fonte del loro benessere.L'Inghilterra aveva ereditato il commercio con gli Irochesi dagli olandesi nel 1664 e cercò di svilupparlo specialmente nella Baia di Hudson. Il diritto vantato su quell'area si basava sul viaggio fatto da Henry Hudson nel 1610, ma solo dalla spezione per via terra di Pierre Radisson e Sieur des Groseilliers nel 1668 e 1669 e dalla successiva istituzione della Compagnia della Baia di Hudson nel 1670, si incominciò a sfruttare quella vasta zona ricca di pellicce. Gli inglesi, invece di mandare i loro mercanti all'interno per raccogliere le pellicce, fondarono stazioni commerciali per lo scambio con gli indiani, alla foce dei grandi fiumi che scorrevano attraverso il suolo canadese per sfociare nella Baia. Le navi andavano e venivano di solito nel periodo estivo, quando le acque a nord erano sgombre dal ghiaccio. E siccome le merci inglesi erano meno costose e di migliore qualità di quelle francesi, gli inglesi si mostrarono più competitivi anche per quelle tribù che in precedenza avevano tarttato solo con i francesi.In quel periodo l'Inghilterra non conosceva ancora l'estensione della Terra di Rupert, come venne chiamata la sua proprietà a nord dal principe Rupert, finanziatore e primo governatore della Compagnia della Baia di Hudson. Anche i francesi vantarono diritti sulla Baiai di Hudson e mandarono diverse spedizioni militari contro le stazioni commerciali degli inglesi con qualche successo, finché, dopo il 1713 e il trattato di Utrecht, abbandonarono tali imprese. La Francia continuava comunque ad avere un ruolo dominante nel commercio delle pellicce fino alla vittoria finale degli inglesi nelle guerre franco-indiane e fino al Trattato di Parigi del 1763.Durante il conflitto franco-inglese, anche la Russia a sviluppare il suo commercio. Il viaggio di esplorazione di Vitus Bering nel 1741 ebbe una fase di intensa attività dei promyshlenniki, che erano russi commercianti di pellicce e che avevano esteso la loro attività dalla Siberia all'Alaska. Intorno al 1784 i russi fondarono i loro primo insediamento in Nord America, sull'isola Kodiak, centro commerciale stagionale. Nel 1812 possedevano anche un insediamento in California.La Compagnia della Baia di Hudson si imbatté anche in forti rivali come la Compagnia del Nord-Ovest, fondata dagli scozzesi nel 1784, che a quel tempo dominava il commercio delle pellicce con Montreal come base. Questa rivalità provocò un periodo di esplorazioni, in cui nuovi contatti furono stabiliti con le tribù dell'Ovest canadese. Le due compagnie vennero fuse nel 1821 sotto il nome della compagnia più vecchia.Negli Stati Uniti il commercio delle pellicce cominciò ad espandersi ai primi del XIX secolo. Nel 1808 John Jacob Astor fondò la Compagnia Americana delle Pellicce alla quale seguirono varie consociate, tra cui la Compagnia delle Pellicce del Pacifico con una stazione commerciale importante ad Astoria in Oregon e la Compagnia del Sud-Ovest che operava nei Grandi Laghi. Un anno dopo, la famiglia Chouteau, originaria di New Orleans, fondò la Compagnia delle Pellicce di St. Louis-Missouri. Ambedue le imprese finanziarono spedizioni nelle terre ignote dell'Ovest. Nel 1816 il Congresso promulgò una legge che escluse i mercanti inglesi dal territorio degli Stati Uniti. Quando John Jacob Astor morì nel 1848, era diventato l'uomo più ricco d'America.Un altro imprenditore americano, William Henry Ashley, divenne una potenza economica e accumulò un patrimonio con le pellicce, partecipando a diverse spedizioni, specie nelle Montagne Rocciose. Molto uomini che lavorarono e trattarono con lui vennero chiamati in seguito "uomini delle montagne". Attivi come cacciatori e mercanti negli anni '20 e '30, viaggiarono lungo i sentieri e i passaggi indiani dell'Ovest. Come i Voyageurs e i coureurs de bois, gli uomini delle montagne approfittarono dei contatti con gli indiani per imparare le tecniche di sopravvivenza in terre selvagge. E per quanto riguarda lo stile di vita, fra tutti i coloni bianchi del Nord America gli uomini delle montagne erano quelli che più assomigliavano per costumi agli indiani.Durante quegli anni, anche il governo statunitense aveva una parte nel commercio delle pellicce, in quanto organizzava una rete di ditte commerciali governative, chiamata factory system. Durante gli anni dal 1790 al 1799 il Congresso promulgò quattro leggi di commercio e di traffici riguardanti i rapporti con gli indiani. Tali leggi prevedevano l'assunzione di agenti indiani e la concessione a commercianti federali di poter trattare con gli indiani nel campo delle pellicce. Nel 1806 un "Ufficio di Commercio Indiano" fu creato nel dicastero della guerra per gestire le stazioni commerciali federali. Il "Sistema delle Stazioni Commerciali" fu abolito nel 1822, anno in cui vennero conferite concessioni a mercanti indipendenti che riuscirono meglio a far fronte alla crescente richiesta di pellicce.Il mercato delle pellicce iniziò un periodo di declino a partire dal 1840, dovuto al fatto che il cappello di pelliccia di castoro era andato fuori moda. Oltre alla moda anche altri fattori provocarono la fine del boom delle pellicce: la distruzione eccessiva degli animali e l'aumento degli insediamenti agricoli.Nel 1867 la Russia abbandonò la sua impresa nord-americana, vendendo l'Alaska agli Stati Uniti e nel 1869 la Compagnia della Baia di Hudson vendette le sue vaste proprietà territoriali al governo canadese. Per quanto riguarda gli uomini delle montagne e gli altri cacciatori, la loro attività continuò ancora per molto tempo e molti di loro fecero il mestiere di scout e di giude per l'esercito e per i coloni. Alcuni divennero indispensabili per i coloni che da loro impararono a sopravvivere nelle lotte contro gli indiani.Il modo di vivere duro dei commercianti di pellicce, dei voyageurs e dei coureurs de bois francesi, degli esploratori della Compagnia della Baia di Hudson e degli uomini delle montagne americani, divenne mitico come quello dei cowboys. Essi erano di sicuro coraggiosi, forti e individualisti e, fra tutti coloro che penetrarono nel territorio americano, furono quelli che più rispettarono il modo di vivere degli indiani. Naturalmente vi erano dei commercianti che disprezzavano gli indiani e usavano mezzi illeciti come l'alcool per imbrogliarli.



LE GUERRE INDIANE
Sin dall'arrivo dell'uomo bianco, la storia degli indiani è stata un susseguirsi di guerre dai tempi coloniali fin quasi a cavallo di questo secolo. Lo scontro tra le due culture, quella indiana e quella bianca con le alleanze di varie tribù con gli europei a scapito di altri indiani, venne chiamato Guerra dei 4 secoli.All'interno di quella saga di conflitti c'è molta della stessa stroia indiana: la distruzione della cultura, il movimento delle tribù, la cessione di milioni di acri di terreno, la mutevole politica delle potenze coloniali europee, Stati Uniti e Canada nei confronti degli indiani e la vita di molti grandi personaggi. Il tema delle guerre indiane è ricco di suggestioni. per la maggior parte degli storici europei, con il loro atteggiamente dichiaratamente filo-europeo, gli indiani erano un ostacolo e una minaccia all'espansione pacifica dell'uomo bianco e provocatori di violenze di frontiera. La prevenzione antica nei confronti degli indiani alimentava a sua volta l'opinione popolare, secondo cui gli indiani erano selvaggi, i coloni vittime e i pionieri, i soldati e i cowboys, eroi.Ma con il mutare della prospettiva storica i ruoli si sono invertiti. Mentre la cultura indiana suscita un senso di meraviglia, la distruzione sistematica di quella cultura non può provocare che un senso di risentimento.Parlare in termini generali o dare un'interpretazione morale all'una o all'altra parte, può indurre in errore. si parla per esempio molto della pratica dello scotennamento e quale delle parti la praticò per prima. Ma è ancora da stabilire se questa pratica era in uso prima dell'arrivo dell'uomo bianco. Comunque si può affermare che gli europei furono i primi a codificare tale pratica, mettendo taglie sulla testa e sugli scalpi degli indiani. In ogni caso, nel corso delle battaglie, sia gli indiani sia gli europei si diedero alla pratica dello scotennamento e ambedue commisero torture. Comunque non tutti i bianchi possono essere paragonati a personaggi come Andrew Jackson e John Chivington, razzisti e noti per le loro crudeltà contro gli indiani, né tutti gli indiani possono essere incolpati per le crudeltà usater da alcune tribù contro pacifici coloni.Vi erano guerrieri indiani che non avevano alcuna pietà, ma anche altri che lottavano solo per l'onore personale senza alcun piacere di uccidere. Per dare un esempio, gli indiani delle Pianure avevano un costume secondo cui la bravura più grande di un guerriero era quella di avvicinarsi il più possibile ad un nemico durante la battaglia, toccarlo con una mazza, senza però infliggergli ferite. Vi erano dei coloni bianchi, commercianti e missionari, che difendevano i diritti degli indiani ed altri che non pensavano ad altro che sfruttare gli indigeni per il proprio tornaconto.A volte la politica ufficiale dei bianchi cercava di proteggere gli indiani dalle invasioni di frontiera da parte dei bianchi e a volte quella politica provocava l'estinzione degli indiani stessi.Il fatto che spesso gli indiani lottassero insieme all'uomo bianco contro altri indiani, durante il periodo del Contatto, era una conseguenza del loro modo di vivere anteriore. Per gli indiani era predominante il valore della tribù su quello della razza, come per i bianchi che consideravano di più la loro nazionalità e la loro religione, della razza. Alcune contese intertribali duravano per generazioni. La guerra aveva una varietà di funzioni sulla cultura delle tribù, era un rituale, un rito di passaggio all'età virile, o un mezzo per provare qualità simili a quelle di un dio, come dimostrano le società delle Pianure, o un mezzo necessario per procurare il sostentamento per la tribù, che avveniva attraverso delle incursioni, come facevano gli Apache del Sud-Ovest. Aveva anche uno scopo politico che serviva a stabilire delle confederazioni tribali, come nel caso della Lega Irochese del Nord-Est. La guerra poteva essere anche la politica ufficiale dello Stato, come tra gli Aztechi del Mesoamerica, che mantenevano la loro struttura sociale mediante l'espansione militare.Comunque, nonostante le molte contraddizioni ed eccezioni, e per il fatto che le guerre non si possono vedere solo sotto l'aspetto dello scontro tra l'indiano e l'uomo bianco, vengono generalmente interpretate come resistenza dell'indiano all'invasione dell'uomo bianco.Siccome gli indiani volevano proteggere i loro popoli, la loro cultura e il loro territorio dallo sfruttamento da parte di estranei, che credevano per lo più alla supremazia della razza bianca, la violenza che gli indiani usavano viene vista a posteriori con maggiore comprensione che quella usata dai bianchi invasori.Si possono addurre maggiori giustificazioni sul conto degli indiani, in quanto specifiche insurrezioni erano causate da imbrogli dei mercanti bianchi, dall'obbligo di vendere i loro territori, dal lavoro forzato e dalla schiavitù, oltre che nella soppressione della cultura indiana e dalla violazione dei trattati da parte dell'uomo bianco, che non rispettava i confini dei territori e non pagava le annualità stipulate. Un'altra considerazione generalizzata diceva che gli indiani, nei primi contatti con l'uomo bianco, erano per lo più pacifici, curiosi e fiduciosi. Considerando la palese minaccia portata dai bianchi, il loro atteggiamento fiducioso esprime molto del loro carattere originale e raggiunge il livello di un'umanità quasi moderna in tutti gli anni seguenti pieni di difficoltà e di violenze.In buona sostanza, gli indiani persero la "Guerra dei 4 secoli" non per mancanza di valore e di capacità. A detta di tutti avevano guerrieri molto abili e delle ottime tattiche di guerriglia: il tenersi nascosti e provare iniziative individuali sono tattiche adottate da molti eserciti moderni. Vennero sconfitti dal numero soverchiante di soldati e dalla loro mancanza di unità. Se gli indiani avessero mantenuto un fronte unico nei vari momenti storici, avrebbero avuto il controllo del continente fino ai tempi moderni e anche uno Stato indiano indipendente, all'interno degli Stati Uniti. Per quanto riguarda questo aspetto, se l'uomo bianco avesse trattato gli indiani in maniera illuminata e democratica, una tale entità politica potrbbe esistere anche oggi.Visto quanto la cultura e la filosofia indiana offrono all'umanità di oggi, specie sotto l'aspetto di una concezione ecologica del mondo, molti riscriverebbero la storia, con gli indiani con una storia ed un destino diversi.
All'inizio si era stabilita una pace. Anche se precaria, era pur sempre una pace, senza cui la colonia di Jamestown non sarebbe sopravvissuta. A causa delle malattie, solo 150 dei 900 coloni inglesi iniziali rimasero dopo i primi tre anni. Gli indiani della Confederazione di Powhatan avrebbero potuto distruggere la colonia nei primi tempi in cui lottava per sopravvivere. Ma sono ignoti i motivi per cui preferirono non sconfiggerli. La decisione in merito alla pace o alla guerra era nelle mani di Wahunsonacock o re di Powhatan, come lo chiamarono i coloni inglesi. Il padre aveva fondato la potente Confederazione delle tribù della costa paludosa e Wahunsonacock l'aveva ulteriormente rafforzata. Forse i motivi di mantenere la pace erano politici: magari credeva che tramite l'influenza degli inglesi avrebbe potuto espandere il suo impero. Il rapporto tra il capitano Smith, capo della colonia fino al 1609, e Wahunsonacock aveva l'aspetto di una pace duratura. Le leggende raccontano del ruolo che ebbe Pocahontas, figlia del re, per conservare la pace, dato che provava simpatia per i coloni fin da bambina e che salvò la vita a Smith. Il suo matrimonio con John Rolfe, avvvenuto molti anni dopo, contribuì a mantenere la stabilità nel periodo in cui la richiesta di tabacco europea era aumentata parecchio ed erano anche arrivati con le navi nuovi coloni, provocando invasioni di territorio e incidenti sanguinosi. Comunque la pace durò altri quattro anni dalla morte di Wahunsonacock. Benché suo fratello Opechancanough, suo successore, si fosse impegnato a mantenere la pace, in realtà cospirava vendetta per le molte offese arrecate agli indiani. Tuttavia, nonostante il rancore di Opechancanough, la pace sarebbe stata mantenuta se gli inglesi non avessero giustiziato un indiano sospettato di aver ucciso un mercante bianco. Dopo quell'incidente, Opechancanough decise, nel 1622, di attaccare i coloni inglesi nei campi di tabacco, uccidendo 347 persone, tra uomini, donne e bambini. Da quel momento avevano come principale scopo sterminare gli indiani con ogni mezzo.Invitando gli indiani ad un consiglio di pace, allo scopo di stipulare un trattato, i coloni avvelenarono i fiduciosi rappresentati delle tribù che li avevano attaccati; il vecchio ed astuto Opechancanough riuscì comunque a scappare. Le scaramucce durararono ad intervalli per dieci anni, finché nel 1632, a causa della stanchezza di ambedue le parti, si raggiunse un accordo di pace.Ma Opechancanough macchinava vendetta e i suoi guerrieri assalirono la colonia il 18 aprile 1644, quando egli aveva superato i 100 anni di età. Gli indiani uccisero 400-500 inglesi, su una popolazione di 8.000 individui, in veloci attacchi su insediamenti esterni. I coloni, sotto il comando del governatore William Berkeley, si organizzarono presto, sferrando un contattacco: piccoli gruppi ben armati percorsero il territorio indiano, asselendo e distruggendo i villaggi. Nel 1646 i soldati inglesi catturarono Opechancanough. Portarono il vecchio ed emaciato capo tribù sulla sua lettiga a Jamestown, dove fu ucciso da una guardia adirata.


LA RIBELLIONE DI BACON
Nella seconda metà del secolo XVII gli attacchi contro gli indiani della Virginia e del Maryland assunsero un significato di ribellione contro l'autorità regia. Dal 1646, dopo la morte di Opechancanough, la fragile pace tra indiani e uomini bianchi fu spesso compromessa anche per la richiesta sempre crescente di nuove terre da parte dei coloni e per reciproci atti di violenza.. Dopo assalti di ritorsione su insediamenti remoti di inglesi da parte dei Susquehannock, una forza della milizia del Maryland e della Virginia circondò il villaggio principale della tribù. Quando 5 capi tribù si avvicinarono con la bandiera bianca per parlamentare, alcuni soldati li uccisero. Gli altri guerrieri sfuggirono all'assedio, uccidendo durante la ritirata, 10 soldati addormentati e iniziarono un'altra ondata di violenza e vendetta, uccidendo cinque coloni per ognuno dei loro capi. Le inchieste sulle diverse atrocità commesse nei confronti degli indiani non portarono altro che una multa nei riguardi di un maggiore del Maryland. Gli indiani, vedendosi senza risarcimento, continuarono nelle loro sanguinose incursioni.E' a questo punto che fu coinvolto Nathaniel Bacon, cugino più giovane del governatore settantenne della Virginia, Sir William Berkeley. Bacon non aveva nessun rispetto e riguardo né per l'autorità regale né per gli indiani. Si unì ad un gruppo di vigilanti decisi a risolvere da soli il problema degli indiani, senza aspettare un arruolamento di soldati, e si mise in moto sia contro le pacifiche tribù degli Ocaneechi e Monacan sia contro quelle guerriere dei Susquehannock.Quando Berkeley venne a sapere delle attività del cugino, lo fece arrestare, rimettendolo poi in libertà con un'ammonizione. Ma il giovane ed arrabbiato Bacon condusse un esercito di pionieri a Jamestown e con la minaccia di violenza, costrinse il Parlamento della Virginia ad incaricarlo del comando supremo della guerra contro gli indiani e ad introdurre delle riforme economiche a favore dei piccoli agricoltori riguardo al loro rapporto con l'aristocrazia. Bacon, allora, iniziò una campagna contro i Pamunkey, indiani che erano stati leali nei confronti dell'uomo bianco per lunghi anni. I Pamunkey fuggirono, nascondendosi nella Palude del Gran Dragone, ma quando vennero scoperti, pur non opponendo resistenza, furono massacrati ugualmente.Nel frattempo, il governatore Berkeley annullava a Jamestown l'incarico di Bacon dichiarando che era stato estorto all'assemblea e classificando suo cugino come ribelle e traditore. In seguito a queste accuse, Bacon guidò il suo esercito ribelle a Jamestown, con la strategia di usare le mogli degli aristocratici come scudo per i propri uomini, mentre stavano preparando la difesa. Dopo lotte violente, i ribelli conquistarono la città, ma invece di di cercare di tenerla, la abbandonaro in fiamme. Poco dopo, il 26 ottobre 1675, Bacon mrì di una grave malattia, forse tubercolosi. Con la fine della ribellione di Bacon, le tribù delle regioni tornarono in pace. Paradossalmente l'odio e il maltrattamento verso gli indiani avevano provocato riforme necessarie per i coloni in campo civile e agricolo. Come, del resto, nelle successive guerre franco-indiane, gli indiani erano capitati in mezzo a contese fra coloni.


LA GUERRA DEI PEQUOT
Mentre aumentava il numero della popolazione bianca e l'espansione verso le terre indiane, aumentavano anche i disaccordi che resero sempre più probabile lo scoppio di una guerra.I Pequot della valle del fiume Connecticut furono i primi a reagire alla pressione. Intanto, mentre commerciavano con gli olandesi, divennero nemici degli inglesi. La situazione era matura per una guerra. Gli incidenti che affrettarono la guerra dei Pequot coinvolsero due commercianti della costa, John Stone e John Oldham, i quali morirono nelle mani degli indiani rispettivamente nel 1633 e nel 1636. Una pace piuttosto insicura fu mantenuta per ancora due anni dopo la morte di Stone, ma essa non resse di più ad un altro incidente del genere. Subito dopo che si venne a saper da John Gallup, altro commerciante della costa, che si era trovato sulla nave sequestrata al largo di Block Island, e che aveva lottato con gli indiani a bordo, gli ufficiali della Baia di Massachusett ordinarono un'immediata spedizione punitiva. Il capitano John Endecott e i suoi 90 uomini scesero a Block Island, uccidendo ogni indiano maschio che riuscirono a trovare, per lo più tra la tribù dei Narraganset, e bruciarono i loro villaggi. Poi il corpo di spedizione vece vela verso il Connecticut in cerca dei Paquot per chiedere delle riparazioni, pur contro l'esplicito consiglio dei coloni di Fort Saybrook, che temevano una guerra di più vaste proporzioni. Come i coloni di Fort Saybrook avevano presagito, la questione dei Pequot si allargò, diventando un loro problema. Benché il capo tribù dei Pequot non riuscisse a combinare un'alleanza con i Narraganset, era molto avanti nel preparere la guerra. I suoi guerrieri strinsero d'assedio Fort Saybrook durante l'inverno del 1636/37 ed assalirono gli insediamenti esterni. I coloni della Nuova Inghilterra raccolsero le loro forze armate e il capitano John Mason fu il primo a scendere in campo con un esercito di 80 uomini di Hartford insieme ad un gruppo di Mohegan alleati. La strategia originaria era quella di attaccare gli indiani dalla foce del fiume Pequot, ma Mason decise di fare un'incursione attraverso il territorio dei Narraganset, chiedendo ulteriore sostegno agli indiani alleati, allo scopo di portare un attacco di sorpresa su uno dei maggiori villaggi dei Pequot. Sia i Narraganset sia i Niantic si unirono a loro.L'assalto al villaggio dei Pequot avvenne il 25 maggio 1637. Dopo il fallimento del primo attacco a sorpresa, il combattimento ebbe una svolta quando i coloni riuscirono ad incendiare i wigwam dei Pequot e a ritirarsi. I Pequot che sfuggirono alle fiamme vennero falcidiati, molti da Narraganset e e dai Mohegan in attesa nelle vicinanze. Quelli che rimasero indietro, tra cui donne e bambini, morirono tra le fiamme. Le vittime tra i Pequot furono tra le 600 e le 1.000 unità.Nel luglio del 1637 una forza di coloni intrappolò un gruppo di Pequot che si era nascosto in un pantano vicino a New Haven. Alcuni Paquot, tra cui il loro capo Sassacus, riuscirono a scappare nel territorio dei Mohawk, ma poi furono decapitati dai membri di quella tribù, preoccupati di dover provare ai coloni di non aver avuto alcuna parte nell'insurrezione dei Pequot.L'uso del nome tribale dei Pequot fu vietato e i nomi dei luoghi dei Pequot furono aboliti. Una tribù e la sua cultura vennero in questo modo cancellate per sempre.


LE GUERRE DEL CASTORO
Dati precisi non esistono e i fatti veri e propri si confondono con la leggenda. Comunque, si ritiene che intorno al 1560-70 il mistico hurone Deganawida e il suo discepolo mohawk, Hiawatha, fondarono la Confederazione Irochese o Lega delle Cinque Nazioni, che comprendeva le tribù dei Mohawk, Oneida, Onondaga, Cayuga e i Seneca nell'attuale Stato di New York. Lo scopo principale di questa unione era quello di porre fine alle incessanti controversie tra vicini e stabilire un'alleanza contro le tribù più distanti. Ma per alcuni di loro, come per esempio Deganawida e Hiawatha, la visione era più ampia e accompagnata da nobili sentimenti: volevano istituire una "Gran Pace" che doveva eventualmente comprendere tutto il mondo conosciuto agli Irochese. Molto più tardi quella lega un po' utopistica sarebbe dovuta servire come modello ai "padri creatori" dell'America che avrebbero promulgato la Costituzione.Per i primi coloni questa lega costituiva una forza potente da combattere. I francesi si allearono con i popoli di lingua algonchiana e con gli Huroni (popolo irochese che non faceva però parte della lega). Gli olandesi, invece, rappresentanti della Compagnia Olandese delle Indie Occidentali e fondata nel 1621, fecero un'alleanza con le Cinque Nazioni.La chiave era il commercio, in particolar modo quello lucroso delle pellicce. La presenza europea sul continente disturbava equilibri già esistenti da lungo tempo, quello ecologico per l'insaziabile richiesta di pellicce di castoro e quello politico a causa delle grandi rivalità fra tribù.Mentre i rapporti commerciali tra Huroni e francesi fiorivano nella Nuova Francia, le Cinque Nazioni stavano esaurendo le proprie risorse di pelli e cominciarono a guardare le ricche terre dei vicini. Verso la metà del secolo decisero di attaccare il monopolio degli Huroni. Se le Cinque Nazioni volevano sopravvivere sia come confederazione sia come tribù separate, dovevano procurarsi nuovi rigornimenti di pellicce che costituivano la loro linfa vitale. Le guerre che intrapresero durarono a lungo. La lega iniziò una grande offensiva contro gli Huroni nel 1649, costringendoli a lasciare le loro terre. Gli avamposti gesuiti, fondati dai francesi, caddero nelle mani degli Irochesi. Più avanti, gli Irochesi attaccarono e sconfissero i Tobacco, i Neutral e gli Erie. Tutte le tribù che si trovavano nelle vicinanze del territorio dei Seneca vennero praticamente annientate. Poi gli attacchi degli Irochesi colpirono anche più a ovest, contro gli Ottawa, gli Illinois ed i Miami. I Mohawk, unendo le Cinque Nazioni, guerreggiarono con i Mahican della Valle dell'Hudson, fino a raggiungere una pace a lungo termine nel 1664.L'insuccesso che gli Irochesi ebbero nella conquista del Forte St. Louis in mano degli Illinois, nel 1684, contribuì a far cessare le azioni militari della Lega iniziate per avere il monopolio del commercio in quelle regioni. Durante gli anni successivi, gli Irochesi dominarono l'intero territorio che va dal fiume Ottawa al fiume Cumberland a sud e dal Lago Ontario fino al Maine.


LE RIBELLIONI CONTRO GLI OLANDESI
Nei primi anni della nascita della Nuova Olanda, l'economia delle colonie olandesi viveva sul commercio con gli indiani, per lo più costituito da metalli e tessuti scambiati con pelli e wampum. Nel 1617 la Compagnia Unita della Nuova Olanda fondò una stazione commerciale sul corso superiore dell'Hudson, nel territorio dei Mahican. Nel 1621, dopo la fondazione della Compagnia Olandese delle Indie Occidentali, i commercianti olandesi cominciarono a costruire nuovi avamposti.La politica olandese mirava a trattare le tribù indiane come nazioni sovrane e acquistare le loro terre, allo scopo di evitare possibili pretese riguardo a quelle terre da parte di altri popoli europei. Gli indiani, inesperti sulla concezione europea di proprietà e delle conseguenze che la rinuncia ai propri diritti portava con sé, erano contenti di ricevere i beni che venivano loro consegnati in cambio dello sfruttamento del loro territorio. Nel 1626 gli indiani locali vendettero i diritti concernenti l'isola di Manhattan agli olandesi per beni commerciali equivalenti a 60.000 fiorini (anche se gli olandesi avevano già acquistato l'isola dai Canarsee, dovettero trattare di nuovo con i Manhattan che erano di fatto i padroni del territorio).Nonostante l'aumento della popolazione bianca e le tensioni razziali conseguenti, gli olandesi riuscirono, nell'interesse del commercio, a mantenere la loro neutralità rispetto alle tribù che guerreggiavano tra loro sia per motivi territoriali che commerciali, per esempio i Mohawk contro i Mahican, nelle Guerre del Castoro, e i Delaware contro i Susquehannock. Nel 1632 la Compagnia Olandese delle Indie Occidentali preferì entrare in negoziati con i Delaware, dopo il massacro di 32 coloni di Swaanendael sulla riva occidentale della Baia di Delaware, calmando gli indiani con regali e provvedendo ad un aumento del commercio con loro, invece di chiamare in campo l'esercito.Ma negli anni successivi quella politica di pace e neutralità cambiò. In primo luogo c'era una crescente richiesta di territori agricoli da concedere sotto il sistema del latifondo; in secondo luogo, quando le risorse di pellicce della costa si esaurirono, gli olandesi non ebbero più bisogno dell'aiuto delle tribù dell'est, e quindi il territorio indiano fu ritenuto molto più importante dell'amicizia con gli indiani; terzo, il monopolio commerciale della Compagnia Olandese delle Indie Occidentali terminò negli anni Trenta del secolo XVII, dato il crescente numero dei commercianti indipendenti e le difficoltà maggiori per regolare le frontiere. Un altro motivo fu che nel 1639 Willem Kieft divenne governatore generale della Nuova Olanda in sostituzione di Wouter Van Twiller. La soluzione che Kieft adottò contro gli indiani che si opponevano all'espansione degli olandesi, fu la vessazione e lo sterminio e intraprese questa soluzione con efficienza e crudeltà.Il suo primo atto contro gli indiani fu quello di imporre una nuova tassa, pagabile in granoturco, pellicce o wampum, su tutti gli indiani della valle. Quando nel 1641 la violenza divampò su Staten Island per la distruzione dei campi di grano dei Raritan causata dal bestiame degli olandesi, Kieft offrì delle taglie per la testa o per lo scalpo degli indiani coinvolti. L'anno dopo, per dimostare la sua forza, percorse alla testa di un esercito i villaggi indiani nelle vicinanze di New Amsterdam. Infine, nel 1643, il governatore generale incoraggiò il cosiddetto "Massacro di Pavonia" o "Strage degli innocenti".Quando un gruppo di Mohawk andò a valle per esigere tributi da un raggruppamento di Wappinger, essi fuggirono a Pavonia e a New Amsterdam per cercare scampo. Kieft, non solo rifiutò la protezione, ma inviò anche dei soldati olandesi per tricidare i rifugiati, compresi donne e bambini. Alla fine i guerrieri Mohawk ammazzarono 70 indiani e presero gli altri come schiavi.Infuriati per questo massacro, gli indiani iniziarono a far scorrerie sugli insediamenti esterni, dalla Baia di Delaware alla valle del fiume Connecticut. Il commercio e l'agricoltura vennero interrotti dappertutto nella Nuova Olanda e i coloni fuggirono da New Amsterdam che gli indiani tenevano in stato di assedio. Fu in quel periodo che gli abitanti costruirono un muro di difesa a sud di Manhattan, dove ora si trova Wall Street. La sommossa durò più di anno, finché un esercito di soldati inglesi e olandesi, sotto la guida del capitano John Underhill, iniziò una campagna micidiale per tutta la regione, falcidiando e attaccando gruppi di indiani, distruggendo i loro villaggi e raccolti.Nel 1644 gli indiani ridotti di numero e stremati dalla fame, erano pronti per aprire i negoziati. Kieft ed altri ufficiali della Compagnia Olandese delle Indie Occidentali cessarono lo sterminio anche per le pressioni che ricevevano da parte dei commercianti e degli agricoltori che desideravano la stabilità economica e che ritenevano la spietata strage una barbarie immorale.Lo stato di pace generale durò fino al 1655. La violenza si spostò poi verso nord, lungo il fiume Hudson. Gli indiani Esophus si ribellarono contro gli agricoltori olandesi che vivevano in mezzo a loro, assalendo la città di Wiltwyck e circondando gli insediamenti allo scopo di cacciare i coloni una volta per tutte. I soldati di Stuyvesant scapparono a monte e, attraverso i propri rappresentanti, il governatore generale notificò agli indiani di partecipare ad un convegno per fare il punto della situazione. Ma quando una delegazione dei capi tribù degli Esophus arrivò a Wiltwyck, i soldati li trucidarono durante il sonno. Per rappresagli gli indiani catturarono otto soldati e li briciarono vivi.Le guerre attorno a Wiltwyck durarono per anni. Nel 1660 Stuyvesant iniziò un programma per dominare l'insurrezione continua degli indiani. La sua soluzione era quella di prendere bambini indiani come ostaggi e portarli a New Amsterdam, per costringere le varie tribù dei Delaware ad un comportamento più remissivo. Le tribù a valle, troppo deboli per resistere, diedero il loro consenso e permisero che fossero portati via gli ostaggi. Ma Stuyvesant dovette inviare un altro esercito a Wiltwyck per raccogliere le donne e i bambini degli Esophus. I guerrieri degli Esophus, ricordando la fine della loro prima delegazione, si rifiutarono di trattare. Stuyvesant rispose con la vendita degli ostaggi Esophus come schiavi nei Caraibi. Quando finalmente gli Esophus furono d'accordo sulla pace, Stuyvesant chiamò i Mohawk per terrorizzarli. Lo stesso anno le truppe inglesi invasero ed occuparono la Nuova Olanda, che divenne poi Nuova York, ponendo fine all'occupazione olandese in quella parte del Nord America.
Per gli spagnoli del Nuovo Messico, gli indiani erano servi da sfruttare e anime da convertire. I villaggi indiani venivano sfruttati da tutti. Secondo il sistema del ripartimiento, gli indiani dovevano tributi agli spagnoli sotto forma di lavoro, raccolti, merci e tessuti. E siccome erano essenziali per l'economia degli spagnoli, gli indiani gli indiani non furono scacciati dai loro territori, ma furono accolti come se fossero animali addomesticati e usati solo per servire una civiltà superiore. La questione se gli indiani avessero un'anima venne per qualche tempo posta in discussione tra gli spagnoli, finché papa Giulio II decretò, nel 1512, che erano di fatto discendenti di Adamo ed Eva. In ogni caso gli spagnoli considerarono gli indiani pagagni e mentre facevano la "fatica" di salvarli, sfruttavano i loro raccolti, si facevano costruire delle chiese ed accumulavano ricchezze personali vendendo il loro artigianato in Messico e in Europa. La formula cristiana di salvezza richiedeva inoltre la soppressione della religione e del culto indiano.La causa principale della ribellione dei Pueblo fu quindi la religione. I medici stregoni dei Pueblo, costretti a praticare segretamente i loro antichi riti, contrastavano fortemente la presenza dell'uomo bianco. La crudeltà e lo sfruttamento erano da parte degli spagnoli erano cause secondarie.Un medico stregone di nome Pope, un Tewa indiano del pueblo di San Juan, rifiutò di abbandonare il culto di Katchina e quindi si rifiutò a convertirsi al cristianesimo. E' noto che quando gli spagnoli si accorsero di Pope, lo molestarono arrestandolo almeno tre volte e fustigandolo. Lui, invece, mostrava le sue ferite sulla schiena agli altri indiani come un simbolo di resistenza.Nel frattempo, le dispute tra ufficiali e religiosi spagnoli per il potere e il predominio sul territorio, scalzarono l'autorità degli indiani. In più, la lunga serie di periodi di siccità a partire dal 1660 e le razzie di Apache nomadi fecero dubitare gli indiani convertiti dell'efficienza della nuova religione e spronarono alla rivolta. Pope usò la sua attitudine al comando per organizzare e ottener il successo militare.Nell'estate 1680 Pope inviò i suoi messaggeri per tutta la regione. Ogni messaggero portò con sé una corda di fibre del maguey con un numero determinato di nodi che indicavano le giornate che precedevano l'insurrezione generale. Ai capi tribù convertite al cristianesimo, di cui non si fidava interamente, Pope mandò delle corde con numero di nodi indicanti un'altra data. Alcuni, infatti, comunicarono il progetto di Pope ai frati del loro pueblo, i quali avvisarono a loro volta il governatore di Santa Fe, Antonio de Otermin. Ma lo stratagemma di Pope funzionò. Con molti spagnoli altrove, preti e guarnigioni dei pueblo, cittadini e allevatori di bestiame vennero uccisi nel corso delle incursioni a sorpresa.Dopo i primi successi militari in varie parti, un esercito di 500 indiani giunse a Santa Fe e qui si arrampicarono in cima agli edifici abbandonati alla periferia della città. Santa Fe disponeva solo di una guarnigione di 50 soldati professionisti armati di cannoni e anche molti cittadini erano armati. La lotta durò per intere giornate; i bianche attaccavano di solito per primi per spiazzare gli indiani che li assediavano. La lotta più violenta si ebbe il terzo giorno, quando gli indiani riuscirono a raggiungere la cisterna d'acqua della città e a deviare il rifornimento idrico. Dopo un altro giorno di lotta, gli indiani abbandonarono il loro assedio ritirandosi sulle colline circostanti.Dopo alcuni giorni, gli spagnoli sopravvissuti lasciarono Santa Fe. Alla fine della sommossa il numero degli spagnoli uccisi si aggirava sui 400. Pope e i suoi seguaci avevano respinto la potenza coloniale e sradicato qualunque segno della religione e della cultura spagnola.Comunque il fanatismo di Pope, anche se aveva ottenuto il successo con la ribellione dei pueblo, contribuì allo sfacelo di tutto quanto era stato fatto. Indiani indecisi che usavano modi di vivere e strumenti spagnoli, furono puniti e giustiziati. Mentre il malcontento aumentava tra i suoi seguaci, Pope si atteggiava sempre più a despota. Residente a Santa Fe, adottò cerimoniali che prima di lui avevano gli ufficiali spagnoli e girava per la città con la carrozza del governatore come simbolo del suo potere. Quando diversi anni dopo morì, l'alleanza tra le tribù si era quasi del tutto esaurita. Altri fattori che contribuirono all'indebolimento dei Pueblo e allo scioglimento dell'unità degli indiani, furono la continua siccità e le incursioni degli Apache.Le truppe spagnole, sotto la guida del nuovo governatore del Nuovo Messico, Don Diego de Vargas, occuparono Santa Fe nel 1692, anno in cui si completò ufficialmente la riconquista del Nuovo Messico da parte degli spagnoli.


LE GUERRE FRANCO-INDIANE
Nel tardo secolo XVII e per molti anni del secolo XVIII le potenze coloniali promossero una lunga serie di guerre per controllare il Nord America: la Guerra di re Guglielmo (1689-97), la Guerra della regina Anna (1702-13), la Guerra di re Giorgio (1744-48), e la Guerra Francese e Indiana o la Grande Guerra per l'Impero (1754-63). Di solito, esse vengono ricordate con il nome dell'ultima, cioè "Guerre francesi e indiane", oppure più in generale "Guerre imperiali", per indicare tutte e quattro le guerre. Ad ogni modo tutte le guerre sopra indicate possono essere considerate come un'unica grande guerra con brevi periodi di tregua.Per quanto riguarda gli indiani e i loro coinvolgimento nelle guerre imperiali, dal punto di vista storico, essi possono essere considerati una pedina nella lunga lotta per il potere nel mondo. Nel corso dei tanti conflitti erano spesso partecipanti volontari e per libera scelta, dato che consideravano legittimi i loro desideri di protezione dei loro territori e desideravano anche dei rapporti commerciali e la sistemazione di vecchie controversie intertribali. In più, a volte, lottavano a fianco dell'una o dell'altra parte per avere ciò che l'uomo bianco offriva loro: taglie per cotenne, pagamenti e razioni regolari, armi da fuoco e coperte. Come alleati, gli indiani valevano molto e il successo in certe battaglie dipese dalla loro partecipazione. Ma qualunque fosse il riordinamento politico tra la popolazione bianca che cresceva, gli indiani, erano quelli che ci rimettevano sempre.


LA GUERRA DI RE GUGLIELMO
La guerra tra l'Inghilterra e la Francia nel Nord America si accese a causa della forte concorrenza economica e territoriale. Spodestati gli olandesi, il mercato iroche se era indirizzato verso gli inglesi che offrivano merci più a buon prezzo e di migliore qualità. I francesi, a loro volta, furono infastiditi dal crescente monopolio anglo-irochese nel commercio delle pellicce, come pure dall'intromissione di alcuni commercianti inglesi nelle terre dove loro vantavano diritti di precedenza. Sapevano che la potente Lega Irochese, con la sua posizione strategica, era la chiave per il dominio commerciale e militare della regione. Iniziarono quindi una campagna di pressione sulle diverse tribù che facevano parte della Lega per costringerle almeno alla neutralità, se non ad una alleanza franco-irochese. Gli inglesi, da parte loro, temevano un'invasione francese dal nord appoggiata dalla potente federazione degli Abnaki.Gli incidenti che fecero precipitare gli eventi coinvolsero sia gli Abnaki sia gli Irochesi. Gli Abnaki. si infuriarono quando Sir Edmund Andros, governatore delle colonie inglesi del nord, condusse una compagnia di soldati contro la stazione commerciale del loro amico barone de St. Castin, nella Baia di Penobscot nel 1688, pretendendo la sua sottomissione alla Corona inglese.Nel frattempo, una razzia irochese nel 1689 contro l'insediamento di Lachine, lungo il fiume San Lorenzo, in cui quasi 200 coloni francesi vennero uccisi, fu il motivo per cui i francesi iniziarono la cosiddetta "petite guerre", ovvero una guerra con le caratteristiche della guerriglia, come la chiamò il governatore della Nuova Francia, il conte di Frontenac, e diretta contro gli Irochesi e gli insediamenti inglesi. Erano però piccole vittorie che comunque non bastavano per realizzare modifiche nel potere, come Frontenac sperava. Gli Irochesi rimasero con gli inglesi e l'Inghilterra reagì con un attacco navale vincente condotto da Sir William Phipps contro Port Royal nell'Acadia francese (ora Annapolis Royal in Nuova Scozia). Durante una seconda spedizione navale, comunque, Phipps non riuscì a conquistare Quebec: la sua flotta fu respinta dai cannoni francesi. L'anno successivo Benjamin Church, reduce dalla Guerra di re Filippo, condusse un esercito di 300 soldati nel Maine, molestando gli Abnaki per indurli alla pace. Nel 1692, tuttavia, la breve tregua venne improvvisamente sospesa. Il ciclo di razzie e controrazzie continuava.Infine, nel 1697, l'Inghilterra e la Francia terminarono questa guerra costosa e inutile firmando il Trattato di Ryswick. I francesi continuarono lo stesso la pressione sugli Irochesi provocando spesso la loro neutralità. Dapprima gli Oneida fecero pace con la Nuova Francia, seguiti poi dagli Onondaga, dai Seneca, dai Cayuga e, intorno al 1700, dai Mohawk.


LA GUERRA DELLA REGINA ANNA
Nel 1702 i francesi potevano contare sul sostegno degli indiani al di là dei monti Appalachi e sulla neutralità promessa dall Lega Irochese; disponevano così di un vasto territorio a nord (Nuova Francia) e di insediamenti sulle coste del Golfo del Messico e dell'alleanza con gli spagnoli in Florida.Quando in europa scoppiò nuovamente la guerra, sembrava che godessero di un certo vantaggio sul campo di battaglia nordamericano. Ciò nonostante non ebbero la meglio sui coloni inglesi più numerosi di loro né durante la Guerra della regina Anna né in quella precedente di re Guglielmo.Data la neutralità degli Irochesi di New York, la maggior parte delle lotte si svolsero nella Nuova Inghilterra e nuovamente gli Abnaki assalirono gli insediamenti di frontiera. Gruppi di Abnaki del Maine e di Mohawk dell'insediamento di Caughnawaga nel Quebec uccisero 49 coloni inglesi. Ancora una volta l'ormai vecchio Benjamin Church condusse un esercito verso il Nord per vendicarsi degli indiani e dei francesi.Gli inglesi, in difficoltà a loro volta, esercitarono pressioni sugli Irochesi per coinvolgerli di nuovo in scorrerie in Canada. Addirittura tre Mohawk ed un Mahican furono portati in Inghilterra dinnanzi alla regina Anna, sperando di convincerli a favorire gli inglesi in cambio di favori da parte della Corona.Nel frattempo i francesi cercarono di ottenere un sostegno militare a sud, dai Choctaw, dai Cherokee, dai Creek e dai Chickasaw. Ebbero successo con i Choctaw e con alcuni gruppi di Creek, mentre i Cherokee rimasero neutrali e i Chickasaw, che avevano mantenuto rapporti commerciali con gli inglesi per molti anni, rimasero a loro fianco, creando così un certo equilibrio nella lotta al potere. Nel 1702 una spedizione navale inglese attaccò l'insediamento spagnolo di S. Augustine, sulla costa orientale della Florida. L'anno dopo una spedizione via terra della milizia della Carolina, sotto la guida di James Moore, assalì le missioni spagnole nei monti Appalchi della Florida dell'ovest. Dopo la strage in cui molti indiani persero la vita, gli inglesi portarono via quasi tutti gli abitanti di sette villaggi. Nel 1706 gli inglesi respinsero una flottiglia combinata di francesi e spagnoli a Charleston.Lo stato di guerra continuava. Nel 1710, dopo l'invio di rinforzi da parte della regina Anna, gli inglesi lanciarono un attacco navale su Port Royal. Ma una seconda spedizione navale, l'anno dopo, condotta da Sir Hovendon Walker, fallì quando la sua flotta naufragò nella nebbia della foce del S. Lorenzo. 1.600 tra marinai e soldati morirono.I rappresentanti delle nazioni europee negoziarono il Trattato di Ultrecht nel 1713, in cui il re di Francia, Luigi XIV, stanco della guerra e indebitato fortemente, cedette la Baia di Hudson e l'Acadia agli inglesi. Lo stesso anno gli Abnaki sollecitarono la pace con gli abitanti della Nuova Inghilterra, impegnandosi in un'alleanza con la regina Anna. Ma, come era avvenuto in passato, la pace era fragile e temporanea.


LA GUERRA DI RE GIORGIO
Dopo la guerra della regina Anna, i capi tribù irochesi avevano espresso la loro preoccupazione agli inglesi poiché, nonostante la loro neutralità, i francesi continuavano ad avanzare insieme agli alleati indiani, e avrebbero invaso il loro territorio a nord, per raggiungere gli insediamenti inglesi sul corso inferiore del fiume Hudson. Allora, gli inglesi costruirono Fort Oswego, sulle sponde orientali del Lago Ontario ed altre stazioni al fine di bloccare le possibili rotte dell'invasione. I francesi, dal canto loro, affermando che tali forti erano stati costruiti sul loro territorio, costruirono Fort St. Frederick a Crown Point, sulla riva occidentale del Lago Champlain.Nel 1746 e 1747 i francesi sferrarono due grosse offensive contro gli insediamenti di New York e del Massachussets e trascirnarono molti dei vinti in Canada. Ma il forte Numero 4 (Charlestown nel New Hampshire), difeso da soli trenta soldati, riuscì a respingere gli invasori.Fu durante quel periodo che William Johnson, commerciante di pellicce e speculatore di terreni, cominciò a cercare attivamente l'appoggio degli Irochesi e in special modo quello dei Mohawk, tra i quali si era sistemato. Grazie agli sforzi di Johnson, un gruppo di Mohawk abbandonò la sua neutralità e accopagnò l'esercito di Johnson durante un'incursione contro Fort St. Frederick. La mancanza di coordinazione militare con le altre forze armate coloniali ostacolarono l'operazione, ma Johnson non si diede per vinto. Continuò a contribuire alla guerra finanziando privatamente incursioni sulle rotte dei rifornimenti francesi e duarnte la successiva guerra franco-indiana, la sua amicizia con gli Irochesi avrà molto peso sulla vittoria finale degli inglesi.Intanto a sud le tribù anglofile dei Chickasaw e Cherokee guerreggiavano con i Choctaw e i Creek, disturbando le vie commerciali francesi, ma la più intensa attività militare durante la Guerttra di re Giorgio si svolse in Nuova Scozia. Nel 1744 truppe francesi condotte da Joseph Duvivier fallirono il tentativo di conquistare Port Royal. Nel 1745 una spedizione del Massachussets con 4.200 soldati della Nuova Inghilterra, sotto la guida di William Pepperrell, conquistarono la fortezza francese di Louisbourg dopo due mesi di assedio e di bombardamenti. Nel 1746 una flottiglia francese, mandata dall'Europa sotto la guida del Duca D'Anville, incontrò delle difficoltà sulle coste frastagliate e nebbiose della Nuova Scozia e non riuscì neanche a conquistare Port Royal. Nel 1748, dopo la conquista di un esercito di Beaubassin condotto da Coulon de Villiers del forte inglese a Grand Pre, fu raggiunto un accordo di pace a Aix-la-Chapelle, secondo il quale, con sgomento dei coloni che tanto avevano lottato per conquistare Louisbourg, il forte venne restituito ai francesi in cambio di Madras in India.Ancora una volta, come era stato per la Guerra di re Guglielmo e dopo per la Guerra della regina Anna, la pace fu solo transitoria.
Quello che la maggior parte degli storici chiama la Guerra francese e indiana, era in effetti il conflitto finale di una lunga serie di guerre tra le potenze coloniali europee per il dominio del mondo. Dopo un breve periodo di pace, nel 1754 la guerra ricominciò nel Nord America. La Guerra Franco-indiana fu la guerra più estesa e più decisiva di tutte le guerre, in quanto la Francia perse le sue proprietà nel Nord America. Per questo motivo viene a volte chiamata la Grande Guerra dell'Impero.Le rivalità esistenti nella valle dell'Ohio innescarono quest'ultimo conflitto. Gli inglesi vantavano il loro diritto sulla regione in base a due trattati: il Trattato di Lancaster del 1744 con gli Irochesi che avevano chiesto l'area a causa della vittoria sulle altre tribù e il Trattato di Logstown del 1748 con gli Shawnee, i Delaware e i Wyandot, negoziati avvenuti tramite George Croghan, un commerciante della Pennsylvania. Dopo le cessioni alla Compagnia dell'Ohio dei territori della Virginia nel 1749, avventurieri, commercianti e coloni inglesi cominciarono ad entrare a poco a poco nella regione dell'Ohio, al che la Francia riaffermò i suoi diritti territoriali.Un gruppo di guerrieri Ottawa e Ojibway, sotto il comando del commerciante francese Charles Langlade, mosse guerra contro il centro commerciale inglese dell'ohio, Pickwillany, uccidendo il capo tribù dei Miami, tredici dei suoi guerrieri, più un commerciante e catturandone altri tre. Il governatore della Nuova Francia inviò in seguito un esercito di francesi e indiani per fortificare la regione. Con questa dimostrazione di potere fecero tornare gli indiani nelle proprie terre, nonostante le favorevoli condizioni di commercio che gli inglesi avevano loro offerto. Tra gli indiani francofili della regione vi erano allora membri degli Ottawa, degli Algonchini, dei Wyandot, dei Nipissing, degli ojibway, dei Potawatomi, dei Sauk, dei Shawnee e dei Seneca. Ed anche i Delaware, che avevano perso i loro territori ad est a causa dell'espansione degli inglesi, offrirono i loro appoggio ai francesi.Con la loro popolazione colniale molto minore, i francesi vennero considerati una minaccia alterttanto minore per le proprietà indiane, rispetto agli inglesi che erano molto più numerosi.Nell'autunno del 1753 il governatore della Virgina, Robert Dinwiddie, inviò un reparto sotto la guida di un maggiore ventunenne di nome George Washington verso la guarnigione francese di Fort le Boeuf che era situata in un territorio inglese. I francesi rifiutarono comunque di lasciare il posto e la primavera dopo, il governatore inviò un gruppo di uomini delle foreste per erigere un forte alla confluenza dei fiumi Ohio, Allegheny e Monongahela, e un secondo rinforzo di uomini sempre al comando di George Washington. Dinwiddie tentò di arruolare dei guerrieri Cherokee, Chickasaw e Catawba per questa spedizione, ma il tentativo fallì. Washington riuscì comunque ad assicurarsi l'aiuto del capo Half-king (Mezzo Re) e di altri Mingo a Great Meadows.Washington, quando venne a sapere che una pattuglia francese si trovava vicina, e cioè nei monti Allagheny, sferrò un'offensiva con un distaccamento di 40 soldati più 12 Mingo. Furono uccisi dieci francesi e ne catturarono venti. I francesi protestarono dicendo che la loro pattuglia era in missione di pace, mentre Washington affermava che i francesi avevano intenzioni ostili. Comunque stessero le cose, con quell'incidente di frontiera iniziò una guerra "mondiale". Come reazione all'azione di Washington i francesi scacciarono il gruppo di costruttori inviati da Dinwiddie alle biforcazioni del fiume Ohio, denominarono il posto Fort Duquesne (diventato poi Fort Pitt e quindi Pittsburg) e lo usarono come base delle loro operazioni, con un esercito di 900 soldati, tra cui diversi Delaware, Ottawa, Wyandot, Algonchini, Nipissing, Abnaki ed Irochesi delle missioni, al comando del maggiore Coulon de Villiers.Le truppe di Washington si erano intanto ritirate a Great Meadows, dove costruirono Fort Necessity. L'esercito francese attaccò e costrinse Fort necessity alla resa. I francesi permisero a George Washington e ai suoi uomini di allontanarsi dalla valle dell'Ohio e di tornare in Virginia. I francesi ebbero così il controllo della regione.Gli inglesi si resero conto dell'importanza delle tribù irochesi per un successo militare nel Nord. William Johnson, commerciante newyorkese e speculatore di terreni, continuò a guadagnarsi l'appoggio degli Irochesi, che avevano fiducia in lui, data la sua sincera ammirazione per loro, la sua partecipazione alle loro cerimonie, i suoi legami con le donne indiane e la sua correttezza nel commercio. Per cui faceva progressi nonostante i loro timore di essere coinvolti in un altro conflitto coloniale. Johnson convinse il capo Hendrick (uno dei Mohawk che era stato portato in Inghilterra dalla regina Anna). Poi andò nel villaggio degli Onondaga per discutere il caso davanti agli altri rappresentanti tribali. Nel 1754, su proposta di Johnson, i governatori provinciali istituirono una commissione sotto la presidenza dei Signori del Commercio e delle Piantagioni, per incontrare i capi degli Irochesi al Congresso ad Albany. Ma gli Irochesi, al contrario di Hendrick, non formularono promesse impegnative.A sud, gli inglesi ricevettero l'aiuto dei Chicksaw che continuavano ad ostacolare le rotte commerciali francesi, e anche il sostegno dei Creek e dei Cherokee.Durante i primi anni di guerra e fino al 1758 i francesi e un gran numero di indiani loro alleati primeggiarono nella lotta. Nel 1755 un esercito di 2.000 uomini, sotto la guida del generale Edward Braddock, insieme all'aiutante di campo George Washington, si accinse a riconquistare Fort Duquesne. Ma un esercito formato in prevalenza da indiani, e inferiore di numero a quello inglese, massacrò gli uomini di Braddock prima ancora che riuscissero a raggiungere il posto. Meno di 500 inglesi scapparono a Fort Cumberland e lo stesso Braddock morì.In un secondo attacco la forza armata dei soldati della Nuova Inghilterra e dei Mohawk, sotto il comando di William Johnson e di Hendrick, si avvicinarono a Crown Point sul Lago George. Anche loro vennero attaccati in un agguato prima che potessero giungere a destinazione. Hendrick morì e Johnson, dopo essersi ritirato, radunò i suoi uomini per la battaglia al lago George, respingendo i francesi.Johnson in seguito fu nominato cavaliere per aver saputo trasformare una sconfitta certa in una vittoria. Ma per i Mohawk la vittoria fu amara: non solo avevano perso il capo, ma avevano anche lottato contro altri Irochesi.Gli inglesi riuscirono ad avere una vittoria anche alla Baia di Fundy, dove il colonnello Robert Moncton ed una squadra di soldati della Nuova Inghilterra conquistarono Fort Beausejour.Nel 1758 effettivi di terra e di mare, sotto il comando di Jeffrey Amherst, conquistarono Louisburg in Acadia (Nuova Scozia). In agosto, truppe regie e coloniali, comandate dal colonnello John Bradstreet, conquistarono Fort Frontenac sul Lago Ontario. A Novembre, le truppe del generale John Forbes invasero il forte di Duquesne abbandonato dai francesi. L'unico successo francese di quell'anno avvenne a Ticonderoga sul Lago George, dove l'esercito di Montcalm riuscì a respingere un attacco del generale James Abercrombie insieme a William Johnson e 300 Mohawk. Ma l'anno successivo Ticonderoga cadde sotto l'attacco delle truppe di Amherst. Un esercito di 1.400 soldati, sotto il comando del generale Prideaux oltre a 900 Mohawk sotto la guida di Johnson, conquistarono Fort Niagara. Tutte quelle vittorie inglesi furono appoggiate dal blocco navale inglese delle linee marittime dell'Atlantico.Nel 1780 cadde Montreal contro Amherst e i Mohawk di Johnson. Così ogni speranza di vittoria per i francesi fu vana. Nel Trattato di Parigi, firmato tre anni dopo la fine della Guerra dei Sette Anni in Europa, la Francia dovette cedere la Nuova Francia e tutti i suoi territori ad est del Mississippi all'Inghilterra; il West Louisiana (ad eccezione di New Orleans) fu ceduto alla alleata Spagna, quale contropartita per il passaggio della Florida dalla Spagna all'Inghilterra. Da allora la Francia non fu più una grande potenza coloniale nel Nord America.Per quanto riguarda gli indiani che avevano lottato con i francesi, dovettero, da quel momento, collaborare con gli inglesi. Ma anche quelle tribù che avevano appoggiato gli inglesi si trovarono in una posizione precaria, in quanto i coloni inglesi non avevano più bisogno di loro.


RIBELLIONI CONTRO GLI INGLESI (LA GUERRA DEI CHEROKEE)
Nei primi anni della seconda metà del secolo XVIII i Cherokee della Virginia, delle Caroline e della Georgia avevano buone ragioni per essere in apprensione. Erano d'accordo nel fornire guerrieri per la guerra franco-indiana, in cambio dell'impegno da parte dei coloni di proteggere le loro famiglie dalle ostilità dei Creek e dei Choctaw. In più sorsero nuovi posti di frontiera e guarnigioni con la conseguenza di varie intromissioni negli affari dei Cherokee, e l'arrivo, dopo la costruzione dei forti, di molti coloni che si accaparravano i terreni.Comunque, anche sotto tali pressioni, i Cherokee non avrebbero forse mosso guerra contro i loro alleati se non fosse accaduto un incedente che fece precipitare la situazione. Tornando a casa attraverso le montagne dalla parte occidentale della Virginia, dopo aver aiutato gli inglesi a conquistare Fort Duquesne, un gruppo di Cherokee catturò alcuni cavalli selvatici. Alcuni abitanti della zona di confine della Virginia che passavano per caso, pretesero i cavalli come loro proprietà ed attaccarono i Cherokee uccidendone 12. Poi vendettero i cavalli e raccolsero le taglie sugli scalpi, dicendo che erano di indiani nemici. Per vendicarsi, i Cherokee ammazzarono più di venti coloni, dichiarando la loro indipendenza dal governo inglese.Il conflitto che ne seguì durò due anni. Ci vollero due eserciti per sconfiggere i Cherokee. Il primo era composto da 1.500 scozzesi degli altipiani, che incontrarono una forte resistenza da parte dei Cherokee comandati da Oconostota. Dopo aver cacciato i soldati, essi assediarono Fort Loudon, catturando la guarnigione ridotta alla fame.Dopo un periodo di tregua, un esercito composto da cavalleria della Carolina, fanteria inglese, scozzesi e indiani, incominciò una campagna di distruzione nel territorio cherokee, bruciando villaggi e raccolti. I Cherokee continuarono a lottare dalle montagne, fino a quando, ormai stanchi della guerra e affamati, si misero d'accordo con gli ufficiali coloniali per un trattato di pace, in cui vennero costretti a cedere gran parte delle loro terre a levante e ad accettare una frontiera che li separasse dall'uomo bianco.Così come i Cherokee, anche i Natchez, ultimi discendenti della grande cultura Temple Mound Builders del Sud-est, si sollevarono contro l'uomo bianco (francesi) che vivevano in mezzo a loro, in seguito alla decisione del governatore della Louisiana di far evacuare il Gran Villaggio dei Natchez per farne una nuova piantagione. Ma la loro resistenza fallì e i francesi ebbero la meglio, decimando la tribù. Molti dei Natchez risparmiati dalla strage, furono venduti come schiavi a Santo Domingo, altri si rifugiarono presso le tribù vicine, mentre altri piccoli gruppi si nascosero lungo il Mississippi.